Sul Corriere della sera di oggi, nella pagina degli spettacoli, c'è la notizia che è comparso un finale alternativo del film sbancabotteghini "io sono leggenda" con Willy Smith.
Penso che moltissime persone abbiano visto il film, ma non so quante di loro hanno letto il magnifico libro omonimo di Richard Matheson.
La trama del libro, in breve, è la seguente:
una epidemia causata da insetti tropicali trasforma tutti gli abitanti del mondo in due categorie: cadaveri e vampiri (con vari sconfinamenti della categoria cadaveri nella categoria vampiri) tranne che per un uomo, un comune cittadino di un sobborgo di Londra. L'uomo attribuisce la sua immunità alla malattia al fatto che, quando era militare in zone tropicali, fu morso da un pipistrello vampiro, cosa che probabilmente gli fece produrre gli anticorpi a quella che a tutti gli effetti viene presentata come una malattia virale.
L'uomo è una persona tutto sommato semplice, e dedita ai lavori manuali, non è uno stupido ma nemmeno un intellettuale, e trascorre la sua vita tra il fortificare la sua casa e il cercare le creature,
nelle ore diurne in cui dormono, per ucciderle.
La sua personale nemesi è quello che una volta era il suo vicino di casa e migliore amico.
Un bel giorno, durante la caccia, incontra una donna.
Nonostante la paura, i dubbi, l'ormai inveterata abitudine alla solitudine, il fatto che lei sia viva e sveglia di giorno gli fa pensare che si tratti di una donna vera.
E invece è una emissaria, una testa di ponte della nuova razza che ha ereditato la terra, che vuole impadronirsi di questo ultimo uomo, che è diventato una spina nel fianco e un turbamento per il nuovo ordine pubblico mondiale.
L'uomo viene così catturato, e portato sul luogo dell'esecuzione.
Lui è una leggenda, e le leggende non possono essere vive.
Il romanzo di Matheson, che è uno dei miei libri preferiti, è a tutti gli effetti un saggio sociologico sulla percezione della differenza, sul concetto di normalità e sulla costruzione dell'identità culturale, oltre che sul disadattamento.
Il film, come tutti i film, snatura di molto il romanzo, ma sarebbe tutto sommato accettabile nella sua spettacolarizzazione, se non ci fosse il finale.
Quando l'ho visto credo di aver urlato un noooo a tutto volume nel momento in cui la superstite entrava nella specie di campo nazista riservato all'uomo bianco che, nelle intenzioni del regista (o forse del produttore), doveva essere la culla della rinata civiltà umana. E infatti l'uomo leggenda, interpretato da un attore di colore, a quel punto è molto opportunamento morto, e sulla piccola comunità redenta si stagliano la bandiera americana e la croce cristiana (cosa che mi ricorda un altro finale indegno, quello del film Il giorno dei trifidi)
Il nuovo finale, che forse è quello originariamente previsto, ristabilisce un po' dello spirito originale del libro, forse Matheson avrebbe potuto, se non approvarlo, per lo meno trovarlo adeguato, se non altro nella parte in cui si afferma il concetto che non è solo l'uomo bianco standardizzato che può provare emozioni, ma anche il diverso, il mostro, il vampiro.
Ovvio che, dato per buono questo finale, e quindi stabilita l'uguaglianza dello stato emozionale e del diritto a provarlo di qualsiasi genere di diversità, si mettono in crisi tutti coloro che della persecuzione della diversità di essere e di sentire hanno fatto la loro ragione di vita, e questo messaggio, passato attraverso un kolossal, non va per niente bene.
Dato che queste cose mi mettono di buon umore, ho festeggiato cucinando le scaloppine di trota.
Scaloppine di trota al crudo (x 2 persone)
2 filetti di trota salmonata, 4 fettine di prosciutto crudo, 1 limone, 25 g burro, 1/ bicchiere di vino bianco, pepe, maggiorana.
Dividere in due ciascun filetto di trota, tagliandolo in diagonale, e privarlo della pelle.
Avvolgere ciascuna delle scaloppine ottenute in una fetta di prosciutto, coprire con una rondella di limone e fissare con uno stuzzicadenti.
Sciogliere il burro in una padella, quando schiuma mettere le scaloppine e rosolare da entrambi i lati. Bagnare col vino bianco, pepare, e cuocere coperto per una decina di minuti.
Togliere il coperchio, aggiungere la maggiorana e far addensare il sugo prima di servire caldissimo, accompagnando con verdure grigliate
98,5 kg
141/91 mmHg
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