domenica 29 giugno 2008

Bivio, trivio e quadrivio

Fa un caldo tale che la cosa che mi riesce meglio è dormire, e anche quando sono sveglia non è che le mie facoltà siano al meglio, infatti vado dicendo che ormai ho superato lo stadio Alzhaimer, ma sono all'encefalopatia spongiforme.
Devo dire che ho avuto il dubbio che non si tratti di una battuta quando il mio medico l'altra mattina ha ridacchiato educatamente quando gliel'ho detto, vabbè.
Il guaio è che ho l'impressione che in Italia sia in corso un'epidemia di encefalopatia spongiforme, che colpisce i già debilitati cervelli dei nostri politici.
I fatti sono banali nella loro antica semplicità e consuetudine.
Il nano pelato è stato colto nel corso di una intercettazione telefonica (ché lui è intercettato, a differenza di me che sono solo una rompiballe ma non ho processi in corso per alcun genere di reato, e non mi frega niente del fatto che lui sia intercettato, anzi), mentre dava indicazioni a un pubblico funzionario per la sistemazione presso la televisione di stato (quella a cui io non pago il canone perché non ce l'ho, e questo è un ottimo motivo per continuare a non averla), per la sistemazione professionale ancorché precaria di alcune sue scaldaletto.
Non stiamo qui a disquisire sull'opportunità di fare carriera facendo da scaldaletto a chicchessia, e nemmeno sull'italico uso di sistemare le proprie scaldaletto a spese dei pubblici servizi.
Il fatto è che di Pietro, quel ragazzaccio, ha detto che il bisunto invece di fare il lavoro di capo del governo (o dell'opposizione in quel preciso momento), faceva il magnaccia.
Apriti cielo, l'irruente ex pm è stato ovunque criticato perché usa un linguaggio da osteria.
A parte che se vogliamo proprio essere sofistici, il termine sarebbe da bollare come "triviale", "da trivio", inteso non nel suo senso di incrocio a tre vie, ma in quello di termine volgare.
Bene, quindi di Pietro si è espresso in termini triviali.
Ora io penso che se sto parlando di santi parlerò in linguaggio ecclesiastico, se parlo di poesia in linguaggio aulico e poetico, se sto parlando di questioni di letto sarà un linguaggio erotico, se parlo di prestazioni sessuali contro compenso, beh, un linguaggio da trivio rende perfettamente l'idea.
Insomma che come sempre si scambia la forma con la funzione, e invece di entrare nel merito del comportamento del bisunto, che, ripeto, sistema le sue scaldaletto a spese del servizio pubblico, gli si da solidarietà attaccando quello che chiama le cose col loro nome, dicendo alla sorda e inebetita opinione pubblica italiana che l'ometto fa il magnaccia invece che il presidente del consiglio italiano.
O che sia un coro di sospiri di invidia nei confronti del pelato che, alla sua età, si può ancora permettere tutta quella carne? mah ....

A proposito di carne, l'altro giorno ho scritto che in questi giorni il fornello in casa mia si accende solo per fare il caffè, e puntuale mi è arrivata la richiesta di precisazioni: scusa, ma che cosa mangiate?
Beh, a parte che c'è il Liolà, dove ogni tanto ci rifiugiamo perché si può mangiare qualcosa di semplice e ben cucinato a prezzi degnissimi e godendo il frescolino della campagna, per il resto andiamo a frullati.
Un esempio?

Frullato di verdura
4 carote, 1 piccolo cespo di lattuga, qualche foglia di prezzemolo, succo di mezzo limone, 1 vasetto di yogurt di capra, 1 tazza di ghiaccio tritato.

Mettere tutti gli ingredienti nel frullatore finché diventa una crema omogenea e un po' montata, servire immediatamente

venerdì 27 giugno 2008

Il Travaglio del pensiero magico

Ieri pomeriggio, in quel di Lignano, nell'ambito di una degnissima manifestazione denominata "Incontro con gli autori e con il vino", siamo andati a sentire Marco Travaglio.
Pubblico da grandi eventi nonostante il solleone e la canicola, e tifo da stadio per il giornalista che presentava il suo libro "Se li conosci li eviti", una specie di dizionario enciclopedico dei nostri parlamentari di qualsiasi colore politico, tanto per dimostrare che la cialtroneria non è una questione di tessera, anche perché in Italia nemmeno la tessera è una questione di tessera, dato che gli interessi in gioco sono ben altri.
Insomma, assolutamente niente di nuovo per chi segue la politica italiana con spirito critico ancorché incazzato, e infatti il vasto pubblico applaudiva sottolineando i passi salienti dell'intervento, centrato sul conflitto di interessi del bisunto.
Il problema è che quel pur vasto pubblico rappresenta una minoranza in Italia, la minoranza di coloro che guardano le cose con occhio critico, si informano, e usano la ragione per mettere le cose al loro posto, di coloro che per ciascun evento stabiliscono un rapporto di causa ed effetto.
E la maggioranza? La maggioranza è costituita da coloro che invece esaminano gli eventi alla luce del pensiero magico.
Ora si sa, la magia è fatta di formule, che, si pensa, se più volte ripetute danno origine a degli effetti che alterano la vita reale.
Ed ecco qui che sua maestà Silviuccio da Arcore diche i magistrati lo perseguitano, e lo dice un sufficiente numero di volte per cui, per coloro che adottano il pensiero magico, sia vero, e sia vero al punto da sentirsi offesi da questo, e lo ritengono un loro problema, e gli danno simpatia e voto, invece di capire che è un problema solo suo.
Sono gli stessi che sono convinti che votare un imprenditore multimilionario per proprietà transitiva faccia diventare multimilionari anche loro.
Oppure pensano che i loro fallimenti siano colpa degli immigrati, e quindi concordano su leggi assurde contro gli immigrati, senza rendersi conto che queste leggi servono solo a far scendere di prezzo il già basso costo della manodopera clandestina. E non si rendono conto che meno viene pagata la manodopera clandestina meno verrà pagata anche la manodopera legale. In un qualche modo i due fattori sono legati.
Insomma che l'incontro di ieri sera con Marco Travaglio è stato estremamente interessante quanto estremamente inutile, perché chi era lì era terreno fertile, mente razionale che non doveva essere convinta di nulla, al limite dotata di qualche strumento in più per le proprie analisi razionali.
Gli altri non c'erano, perché ciò di cui si stava parlando non aveva alcun accenno di magia, e quindi non sarebbero stati in grado di capire che si stava parlando di qualcosa, figuriamoci di che cosa.

Alla fine della manifestazione è stato servito il vino, prodotto da un'azienda agricola della zona che coltiva le sue viti in maniera eco-compatibile. I miei compagni di gita mi dicono che era piuttosto buono, ma io, si sa, sono astemia. In compenso le patatine che hanno servito insieme non erano freschissime.


Nota: non si parla di cucina in questo periodo, il caldo è così terribile che il massimo dell'accensione dei fornelli è la preparazione del caffè.

sabato 21 giugno 2008

Storie di povera gente

Leggo oggi sul Corriere una triste storia di estrema povertà in quella che viene considerata una delle zone più ricche del paese, il Nordest: intere famiglie, ben 111, con un reddito lordo annuo tra zero e 5.000 euro.
Vien da chiedersi perché mai si raccolgano fondi per il cosiddetto terzo mondo quando qui da noi c'è tanta povertà, e ci si chiede come si pensi a dar lavoro agli immigrati invece di darlo a questa povera gente, che di sicuro campa chiedendo l'elemosina ai crocicchi delle strade, sfidando le sempre più rigide norme comunali che vietano l'accattonaggio.
Veramente una storia pietosa, peccato che sia completamente falsa.
O meglio, il reddito dichiatato da queste personcine ammodo è quello, da zero a 5.000 euro, mentre il vero reddito era completamente sconosciuto al fisco, così sconosciuto da permettersi l'acquisto di imbarcazioni da 600.000 euro (4 volte il valore della mia casa che sto faticosamente pagando con un mutuo variabile che è aumentato del doppio in meno di tre anni), qualcuno di loro possedeva 50 appartamenti pur dichiarandosi nullatenente, e via così.
Ma in fondo che c'è di male? C'è chi teorizza e chi mette in pratica, e noi abbiamo un presidente del consiglio che considera immorale pagare le tasse.
Chissà quale partito hanno votato queste brave persone, che immagino stimatissime e autorevoli all'interno della loro comunità, le camicie azzurre o i celodurcantanti?
Non so, comincio a pensare che Dante avesse ragione, e che le uniche pene applicabili siano quelle che scaturiscono dal principio del contrappasso, ma non aspetteri l'inferno, non ci sarebbe la certezza della pena in questo modo.
Non credo che sia anticostituzionale una legge che stabilisce che la pena deve essere uguale e contraria al reato, e che faccia campare questa gente col reddito effettivamente dichiarato per tanti anni quanti hanno evaso le tasse.
Come pena accessoria li farei trattare come vengono trattati gli extracomunitari dalle loro parti, e se per caso una parte dei loro redditi fossero derivati dallo sfruttamento di immigrati clandestini, li condannerei a vagare per il Mediterraneo su un barcone.
Sono cattiva? Penso di no, credo di essere semplicemente giusta, e sono anche stufa di questa gente così autoindeulgente con se stessa e pronta a mettersi sul pulpito quando si tratta degli altri.

giovedì 19 giugno 2008

La guida per turisti

Stamattina siamo andati a Gorizia per alcune questioncelle di famiglia.
Non voglio parlare di Gorizia, città sulla quale si è già espresso molto bene Ungaretti, di cui condivido pienamente il pensiero. Solo una breve nota per dire che ho rischiato il soffocamento per le risate quando, sui due bugiardini locali ho letto, rispettivamente:
bugiardino numero 1) che il vicesindaco di alleanza nazionale invocava il dispiegamento della Brigata Pozzuolo per i problemi di ordine pubblico della città (avete presente Gorizia? No? ecco, appunto)
bugiardino numero 2) che la brigata Pozzuolo, nella persona del suo comandante, rispondeva al giornalista che chiedeva se la brigata si sarebbe dispiegata in città di non avere alcuna intenzione di presidiare Gorizia in quanto impegnati in Libano (in cose decisamente più serie che i tiramenti di culo di un vicesindaco fascista insomma).
Comunque, già che eravamo a Gorizia, abbiamo approfittato per fare un salto in Slovenia. Innanzi tutto in Slovenia la benzina costa parecchio meno che in Italia (1,2 euro al litro), ma, soprattutto, nonostante sia entrata in Europa, usi l'Euro e sia in Schengen, in Slovenia non si è verificata la terrificante corsa dei prezzi che ci ha ridotto sul lastrico.
Non vorrei dire una assurdità, ma mi pare che il governo sloveno abbia vigilato perché non succedesse, mentre il governo italiano, che in un modo o nell'altro è fatto di bottegai, che da questi rincari hanno tratto e stanno traendo profitti inauditi (e non lo dico io, lo ha recentemente fatto chiaramente capire anche Mario Draghi), si è messo una bella mascherina sugli occhi, e un po' non ha visto, un po' ha indossato le vesti del bandito.
E se vogliamo aggiungere al danno la beffa, siamo entrati in un piccolo supermercato per fare qualche spesetta, e siamo rimasti basiti nel trovare prodotti italiani venduti a un prezzo inferiore a quello a cui gli stessi prodotti vengono venduti in Italia.
Nel piccolo supermercato abbiamo comprato della spalla di maiale cruda: qui costa circa 6 euro al chilo, là ne costava 3, ed era di qualità migliore, e i miei gatti ne vanno ghiotti.
Dopo di che, decidiamo di rientrare in Italia da un valico diverso da quello da cui siamo entrati, in modo da passare da una macelleria che conosciamo e che vende delle costate superbe.
Usciamo da Nova Gorica e ci troviamo a Salcano, e vediamo l'Isonzo, che in Slovenia si chiama Soca, gonfio delle piogge di questi giorni.
La giornata è stupenda, le molte piogge hanno fatto crescere l'erba e il verde a dismisura, viaggiamo in direzione Tolmin, ci sono poche macchine e siamo di umore ottimo.
A un certo punto vediamo uno strano baracchino su ruote.
E' composto da una station vagon a cui è stato tagliato il tetto nella parte posteriore, facendone una specie di pickup, e su questa base è stata montata una parte che viene chiaramente da una roulotte.
L'insieme, pencolante decisamente verso sinistra, è tenuto più o meno dritto da una serie di tiranti.
Ovviamente la targa è olandese, solo in Olanda è possibile mettere assieme e farsi omologare simili trabiccoli.
Finito lo studio dello strano oggetto decidiamo di superarlo, e continuiamo a percorrere la valle del Soca, con le sue numerose centrali idroelettriche.
A un certo punto però ci rendiamo conto che stiamo facendo troppa strada.
Ci fermiamo e consultiamo le cartine.
Nell'atlante d'Europa che abbiamo in macchina la Slovenia è rappresentata come l'Africa sulle mappe degli antichi romani: hic sunt leones. C'è Nova Gorica, Lubiana, e per il resto una informe massa grigia.
Allora acchiappiamo una cartina dell'Italia, d'altra parte stiamo chiaramente viaggiando a ridosso del confine, e infatti la strada che percorriamo c'è.
Capiamo che doabbiamo tornare indietro per una decina di chilometri e poi andare a destra, verso le colline, e così facciamo.
E' una strada secondaria, che sale serpeggiando nei boschi, che mandano un profumo inebriante.
A un certo punto arriviamo in cima alla collina, e improvvisamente il paesaggio si apre e sotto di noi, in tutto il suo splendore, compare, intero, il Collio, parte slovena e parte italiana.
Le vigne e i frutteti sono di un verde abbagliante, qua e là punteggiato dal bianco o dal crema delle case e delle cantine.
Iniziamo la discesa, e non dobbiamo dirci niente per capire che abbiamo una fame nera, e che quella terra così fertile e ricca deve sicuramente produrre qualche trattoria in cui due poveri viandanti si possano sfamare.
D'altra parte è mezzogiorno.
Ovviamente nel momento in cui ci si rende conto che si ha fame non compare più alcun posto di ristoro.
Attraversiamo paesi e paesini, vino quanto se ne vuole, ma da mangiare niente.
Siamo affamatissimi quando decidiamo di fermarci a fare benzina, e il prof chiede al benzinaio se conosce un posto dove mangiare.
Il benzinaio ci consiglia di tornare indietro e di salire a un castello che si vede sull'altro lato della valle, lì, dice, c'è un ristorante con prezzi normali.
Non stiamo a chiederci che cosa siginifichi normali, andiamo.
Fuori dal castello abbiamo un attimo di incertezza: il posto ci sembra un po' pretenzioso, e ancora più pretenzioso ci sembra quando entriamo. Oltretutto siamo soli.
Fa niente, ormai ci siamo, e non potemmo fare un solo passo in più senza cercare di morderci reciprocamente.
Ci portano il menù, e i prezzi esposti ci confortano, sono decisamente onesti.
Io ordino un carpaccio di funghi, seguito da un roastbeef di cavallo con porcini ai ferri, mentre il prof chiede delle specie di piccoli ravioli ripieni di patate e conditi con una crema di porri, e calamari fritti.
Il cibo è abbondante, come di solito in Slovenia, e buonissimo. I piccoli champignon del mio carpaccio sono freschissimi, cosparsi di scaglie di ottimo grana, i ravioletti veramente sfiziosi, il roastbeef tenerissimo e i calamari perfetti, morbidi e assolutamente non unti.
Saremmo anche a posto così, ma mi ricordo che sul menù ci sono le palacinke.
Le palacinke possono essere buonissime o pessime, dipende da come sono fatte.
In molti casi sanno troppo di uovo, in altri casi sono troppo spesse, oppure il ripieno è troppo dolce.
Insomma che è un dessert semplicissimo che riserva un sacco di cattive sorprese.
Decido di tentare, data la qualità del resto, e infatti mi vengono servite delle palacinke perfette, ripiene di una deliziosa crema di fichi secchi e noci.
Il prof prende una torta tipica locale, sue strati di sfoglia morbida farciti di ricotta e ciliegie.
Paghiamo un conto di 30 euro (ebbene si), e ce ne andiamo felici.

mercoledì 18 giugno 2008

Storia del puzzle dalla bolletta al pranzo

Tanto per proseguire il discorso di ieri, e dare ancora un pochino di ragione al matto (ma solo sull'argomento del costo del petrolio), oggi su un pericoloso giornale rivoluzionario (il Corriere della Sera), trovo questo articoletto ameno:

"Il puzzle bollette. Tasse e vecchi debiti
Guardare che cosa c'è dietro ai prezzi dei prodotti italiani dell'energia è un po' come aprire un vaso di Pandora: all'interno si scoprono voci bizzarre, che potrebbero addirittura avere un risvolto comico se non si traducessero automaticamente in un prelievo di denaro dalle tasche delle famiglie. Così è ad esempio per l'accisa che grava sul prezzo dei carburanti, che contiene una serie di prelievi che, in ordine temporale, vanno dal finanziamento della guerra di Etiopia del 1935 fino al contributo per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004 passando per il Vajont, il Belice, l'alluvione di Firenze e altro. Imposte che si sono stratificate nel tempo e hanno contribuito a far sì che il 55% del prezzo del litro di benzina verde, o il 45% di quello del gasolio, sia costituito da tasse, Iva inclusa."
(Chi vuole leggere integralmente l'articolo, lo trova qui http://www.corriere.it/economia/08_giugno_18/bollette_sideri_916382d0-3cf6-11dd-bfea-00144f02aabc.shtml)

Insomma che, molto candidamente, apprendiamo che tra il 45 e il 55% del costo della benzina alla pompa è costituito da tasse, e non tasse normali, che se mi dicessero che il 55% del costo della benzina verde va a finanziare la sanità pubblica, o la scuola pubblica, forse nemmeno farei una piega, anzi, probabilmente plaudirei felice.
Invece è costituito da tasse che non si sa dove vanno a finire, dato che i recipienti non esistono più: la guerra d'Etipia è finita nel modo ignominoso che conosciamo, i ferrotranvieri quel contratto l'hanno avuto, immagino due lire a fronte di un fiume di soldi che contiuano ad arrivare dalle tasse sui carburanti, il sindaco del Vajont ha detto pubblicamente che tutto è ricostruito da un pezzo, che quei soldi non gli servono più, e che, soprattutto, non li ha mai nemmeno ricevuti, eccetera eccetera ...
E allora, caro Tremonti, oltre a inventare tasse improbabili che probabilmente daranno un gettito per cui non vale proprio lo sforzo, per ridistribuire una inezia dei favolosi introiti dei petrolieri, perché non dare una ripulita ai mille balzelli che gravano i carburanti? Oppure, con atto intelligente, accorparli in una unica voce il cui gettito vada a finanziare lo stato sociale, alè!

E a proposito di puzzle, oggi, esattamente all'ultimo momento, il prof mi ha avvisato che avrebbe portato a casa a pranzo un collega.
Per fortuna qualche anno fa frequentavo gli Hare Krsna, dai quali ho imparato che quando aumentano i commensali non è il caso di aumentare il quantitativo delle porzioni, è molto meglio aggiungere una portata, da dividere tra tutti i commensali (soprattutto se nel frattempo il negozio ha chiuso per l'intervallo di pranzo).
Una specie di puzzle culinario insomma, e, visto che oggi il pranzo prevedeva pesce con insalata, ci ho aggiunto un po' di fagiolini e un piatto di spaghetti.

Spaghetti al pesto rosso (x 3 persone)
210 g di spaghetti, 6 cucchiai di olio extravegine di oliva, 70 g di pomodori secchi sott'olio, 30 g di grana grattuggiato, 1 spicchio d'aglio, qualche foglia di basilico.

Mettere nel mixer i pomodori secchi, l'olio, l'aglio e il grana e frullare fino ad ottenere un pesto grossolano.
Nel frattempo lessare la pasta, condirla con il pesto diluito con qualche cucchiaio di acqua di cottura, aggiungere il basilico e servire caldissimo.

Filetto di branzino al limone (x 2 persone)
2 branzinetti sfilettati, 1/2 bicchiere di vino bianco secco, scorza di mezzo limone, olio extravergine di oliva.

Scaldare l'olio in una padella antiaderente, deporre i filetti di branzino con la polpa in alto, cuocere per un paio di minuti, poi aggiungere la scorza di limone e il vino. Continuare la cottura prendendo di tanto in tanto un cucchiaio di fondo e irrorando i filetti. Quando sono uniformememente bianchi, incoperchiare e proseguire la cottura per 5 minuti.
Volendo arricchire il piatto con dei fagiolini, lessarli in acqua bollente salata per 10 minuti, scolarli e ripassarli nel fondo di cottura del pesce.

Insalata capperina
100 g di foglie di lattuga, 80 g di rucola, 150 g di pomodori ciliegini, 1 carota, 1 costola di sedano, un cucchiaio di capperi di Pantelleria, olio extravergine di oliva, succo di mezzo limone, qualche foglia di basilico.

Lavare, strizzare e spezzettare le insalate, tagliare la carota a fettine sottilissime con un pelapatate, tagliare la costola di sedano a listarelle e i pomodori in quarti.
Disporre il tutto in una capace insalatiera e aggiungere i capperi.
In una ciotolina emulsionare l'olio, il limone e le foglie di basilico spezzettate, quindi condire l'insalata.

martedì 17 giugno 2008

Ai matti si da sempre ragione

Si dice che ai matti si da sempre ragione, e questo è vero, soprattutto quando ce l'hanno.
Il matto in questione è il presidente iraniano Ahmadinejad, che di solito quando apre bocca dice degli spropositi inauditi, ma stavolta sono nettamente propensa a pensare che abbia ragione.
Mi spiego, in un articolo pubblicato su Repubblica il barbuto giovanotto sostiene che il caro prezzi del petrolio è falsato e manovrato, che non c'è alcuna necessita di aumentare la produzione di greggio perché sul mercato ce n'è più che a sufficienza, anzi, troppo, e che alla base di tutta l'instabilità che stiamo vivendo c'è la diminuzione di valore del dollaro (rispetto all'euro immagino, come sempre negli articoli dei giornali italiani le dichiarazioni dei politici sono tagliate in modo da capirci il meno possibile).
Infatti giusto ieri il prof mi faceva notare che, preso il valore del dollaro rispetto all'euro nel 2000 e nel 2008, traducendo il costo del petrolio in euro si otterrebbe una diminuzione di costo per ciascun barile di circa mezzo euro.
Si, mi sono spiegata bene, in pratica noi che paghiamo le nostre forniture in euro non dovremmo riscontrare alcun aumento nei prezzi del petrolio.
E invece no, i nostri prezzi continuano ad alzarsi.
Ora, considerato che, esaminando quello che ha detto il barbuto, mi par di capire che questa enorme differenza di soldi che escono dalle nostre tasche non arrivi in quelle degli iraniani, mi chiedo dove sia il collo di bottiglia, dove sia questo enome aneurisma di soldi che si sta formando da qualche parte.
Ed ecco che Tremonti, nel suo modo demagogico, punta il dito sul colpevole, istituendo la Robin Tax sugli enormi guadagni dei petrolieri.
Non sto ad esaminare ora una tassa che è stata strombazzata come un modo per ridistribuire la ricchezza, e sarà invece una una tantum ... e immagino che, a differenza delle tante una tantum con cui negli anni sono stati colpiti i cittadini, che sono diventate "una semper", questa sarà veramente una una tantum, e scommetto anche che finiremo per ripagarla noi ... ma dicevo, non ho voglia di approfondire adesso.
Così, mi tocca dar ragione al matto, niente da fare in proposito, anche se questo non migliora di una virgola la mia opinione sul soggetto, che d'altra parte è la stessa opinione che ho nei confronti dei politici nostrani.

Lo so che qualcuno potrà ritenere questo abbinamento blasfemo, ma oggi ho cucinato maiale. Giuro, non l'ho fatto per scorno al presidente iraniano, la spesa per oggi l'ho fatta ieri, quando ancora non avevo letto la sua opinione sul prezzo del petrolio!

Nodini di maiale in umido con verdure (x 2 persone)
2 nodini di maiale, 1/2 cipolla, 1 costola di sedano, 2 carote, 1 peperone rosso, 10 g di burro, 1/2 bicchiere di brodo vegetale, 1/2 bicchiere di vino bianco secco, olio extravergine di oliva, farina, prezzemolo, dragoncello, semi di finocchio.

Sciogliere il burro con poco olio in una larga padella antiaderente.
Tagliare a dadini molto piccoli tutte le verdure, metterle nella padella e farle appassire.
Nel frattempo infarinare bene i nodini, scrollando la farina in eccesso.
Togliere le verdure dalla padella, mettere i nodini e rosolarli un paio di minuti per parte.
Rimettere le verdure nella padella, aggiungere il vino e lasciarlo evaporare, bagnare col brodo e continuare la cottura con padella coperta finché la carne è ben tenera (15 minuti circa).
Tritare finemente gli aromi e cospargere la carne qualche minuto prima di spegnere il fuoco.
Servire caldissimo accompagnando con del riso Basmati lessato.

lunedì 16 giugno 2008

Muti come pesci

Dato che sulla politica italiana è meglio stendere un velo pietoso ... o meglio, macchè velo, un tendone da circo che copra questo governo eletto in maniera plebiscitaria, e al quale gli italiani hanno dato mandato di
a) fare i cazzi di Berlusconi
b) fare i cazzi di Berlusconi
b) succhiare quel poco di indipendenza intellettuale che si può ancora trovare in giro in modo che Berlusconi e accoliti possano meglio farsi i cazzi propri
torno a parlare di cucina, che è poi lo scopo principe per cui era nato questo blog.

A guardare il tempo ci si dovrebbe dare dentro con la classica cucina invernale, nonostante sia giugno inoltrato fa un freddo polare, e ringrazio la mia pigrizia che mi ha fatto rimandare il momento di portare la trapunta in lavanderia, dato che la trapunta è dovuta tornare, e d'urgenza, sul letto, ma d'altra parte qui siamo a dieta (giusto per dire qualcosa di nuovo), così si cerca di cucinare leggero.
Cucinare leggero non significa che quello che si mangia non deve avere alcun sapore, altrimenti, come sanno tutti eccetto i dietologi, nessuna dieta può dare un qualche risultato, e così oggi ho preparato le trote farcite di trota e una insalatina con salsa mimosa.

Trote alla trota (x 2 persone)
2 trotelle freschissime eviscerate, 50 g di trota affumicata, 2 patate medie, 1 ciuffo di prezzemolo, qualche foglia di aneto, la scorza di mezzo limone, olio extravergine di oliva.

Tritare finemente, fino ad avere un composto omogeneo, la trota affumicata, il prezzemolo, l'aneto e la scorza di limone.
Farcire le trote lavate e asciugate.
Pelare le patate e tagliarle a fette sottilissime. Immergerle in acqua bollente e cuocere per due minuti. Scolarle e disporle al centro di due quadrati di alluminio per cucina, formando un letto su cui disporre le trote.
Irrorare con pochissimo olio, chiudere il cartoccio e cuocere in forno caldissimo (220 °C) per 20 minuti.

Insalatina in salsa mimosa (x 2 persone)
100 g di valerianella, 1 finocchio, i costola di sedano, 1 uovo, succo di mezzo limone, 3 cucchiai di olio extravergine di oliva.

Pulire, laare e asciugare l'insalata, togliere le foglie esterne al finocchio e tagliarlo a fettine sottili. Tagliare a fettine sottili anche il sedano.
Riunire tutti i vegetali in una capace insalatiera.
Rassodare l'uovo e prelevarne il tuorlo. Sminuzzarlo finemente in una ciotolina. Aggiungere il succo di limone, un pizzico di sale, una abbondante macinata di pepe e l'olio, e sbattere energicamente con una forchetta fino a emulsionare il composto.
Condire l'insalatina mescolando bene.

sabato 14 giugno 2008

Se chiami il lupo, prima o poi viene

A furia di dipingere le nostre città con toni che fanno impallidire il Ruanda, i bravi cittadini, che ormai non uscirebbero più di casa nemmeno se tornasse il terremoto del Friuli (o il Belice cne dir si voglia), hanno ottenuto esattamente quello che volevano: le nostre città saranno militarizzate.
Ha un bel dire il buon La Russa che i militari saranno presenti solo per un massimo di sei mesi rinnovabili una sola volta.
Ma che è, una ricetta medica?
Voglio ricordare ai miei connazionali (ammesso che costoro riconoscano di essere connazionali miei, data la distanza tra il mio pensiero e quello comune), che ogni città dispone di:
a) carabinieri
b) poliziotti
c) vigili urbani
ognuno dei quali ha funzioni ben precise di controllo sul territorio che esercita benissimo, al punto che solo al pensiero mi fa ancora male qualche lividino che risale ai tempi dell'extraparlamentarismo di sinistra ... e non è stato certo l'esercito a provvedere ...
Il buon ministro Gasparri, che ha detto che senza esercito le città sarebbero preda di picciotti e pizzo, farebbe bene a pensare seriamente a quello che ha detto, anche perché se io fossi nei sindacati della polizia e dei carabinieri, corpi che tanto sangue hanno versato per sconfiggere la mafia, prenderei seriamente in considerazione l'idea di una querela per calunnia.
Ovviamente la prima che ha chiesto di essere presa in considerazione per ospitare i bravi ragazzi di la Russa è stata madonna Letizia (Moratti), la quale a furia di montare la paura della gente ha finito per credere alle sue stesse bugie.
Resta poi da dire che La Russa fa veramente tenerezza: dopo aver rinunciato a presenziare alle nozze Briatore/Gregoraci perché sfottuto da Fiorello, ha detto che il nostro esercito è idoneo a presidiare le città in quanto ha acquisito grande esperienza nelle missioni di peacekeeping all'estero.
Ma si rende conto dell'assurdità? In queste missioni ci sono delle regole di ingaggio che prevedono che prima o poi il carro armato spari, con quali regole di ingaggio manderà i carri armati nelle città? Quelle libanesi, afghane, iraqene?
Voglio i caschi blu, è meglio.

Mi rendo conto che sono giorni giorni e giorni che in questo blog non si parla di cibo.
Prometto che domani farà ammenda.

mercoledì 11 giugno 2008

Onorevole, eminenza, direi che è una emergenza

Sto pacificamente lavoricchiando, pomeriggio svogliato in vista di temporale, quando alla radio sento una notizia tremenda: 6 operai sono morti pulendo la vasca fanghi di un depuratore.
E questi si aggiungono a un altro operaio morto sotto una ruspa questa mattina, e alla teoria di morti di lavoro che si susseguon ogni giorno in Italia.
Però gli industriali hanno gridato allo scandalo quando il precedente governo ha cercato di dare una stretta alle procedure per la sicurezza sul lavoro, e non è escluso, per niente, che l'atmosfera di soddisfazione e paluso che circonda questo nuovo governo derivi in buona parte dal fatto che questa maggioranza della sicurezza dei lavoratori non parli nemmeno di striscio.
In compenso le intercettazioni telefoniche sono definite una emergenza che turba i cittadini.
I che? io sono una cittadina, e a me francamente non turba l'idea di poter essere intercettata: non ho bisogno di nascondermi dietro una cornetta telefonica per dire le cose esattamente come le penso, e non ho proprio niente da nascondere.
Mi da fastidio che le intercettazioni vengano diffuse a destra e a manca, ma chi ci campa su questo basso pettegolezzo? Gli stessi che ci si stracciano le vesti, vale a dire le televisioni e i giornali del nostro beneamato bisunto.
Le intercettazioni non sono un'emergenza, anzi, dirò che non me ne potrebbe fregar di meno.
I morti di lavoro si. Quanto guadagnavano questi operai morti? 100, 1100 euro al mese? Meno di quello che gli serve per mantenere le famiglie probabilmente. Eppure sono morti, di intercettazioni non si muore, al massimo si fa una figura di merda, o si finisce in galera (forse), se si ha commesso qualche reato.
No, non è una emergenza.
E Nazingher che dice? Certo, blandamente se ne dispiace, ma non mi pare disposto a scardinare leggi dello stato per salvare delle vite vere, di uomini e donne adulti, come è disposto a fare nei confronti di feti, di grumuli di cellule, cercando di scardinare la 194.
Ovviamente un feto vale più di un uomo, l'aborto è una emergenza contro cui ci si batte al punto di spingere i propri politici manovrati a violare la costituzione, a tenere in nessun conto un referendum.
No, la 194 non è una emergenza.
I morti sul lavoro sono l'emergenza, e chi spaccia per emergenza qualcosa d'altro, i pretesti e gli interessi privati, per quello che mi riguarda può beatamente andare a fare in culo!

domenica 8 giugno 2008

V come Visitors

Non so se qualcuno ricorda ancora la serie televisiva dei Visitors, quella in cui c'erano degli alieni buoni che arrivavano sulla terra, ma poi si scopriva che tanto buoni non erano, anzi, erano dei veri e propri mostri, dei rettili scesi sulla terra per impadronirsi delle risorse del pianeta e schiavizzare gli umani.
Ecco, in questi giorni a me sembra di essere in una nazione occupata dai Visitors.
Mi sembra che sia possibile che improvvisamente amici e vicini di casa possano togliersi la maschera e apparire diversi da quello che io ho sempre immaginato che fossero, apparire alieni, mostruosi.
Da cosa mi viene questa convinzione?
Mi viene dai campi nomadi incendiati a Napoli da presunti cittadini che volevano punire il tentativo di ratto di una bambina da parte di una giovane zingara ... tentativo non solo non confermato, ma probabilmente del tutto fasullo, mentre invece emerge sempre più preciso il fatto che i presunti cittadini siano veri camorristi.
Mi viene dal blitz effettuato in un campo di "nomadi" a Milano, blitz effettuato all'alba da forze dell'ordine in assetto antisommossa e dichiarato come censimento. Peccato che quel campo "nomadi" sia stanziale da anni (per questo ho usato le virgolette), i suoi abitanti siano iscritti regolarmente all'anagrafe, paghino le tasse, mandino i figli a scuola e all'università, e il capo di quel campo sia una medaglia d'oro al valor civile, e, peggio ancora, sia un reduce dall'internamento in un campo di concentramento nazista, dove era finito, guarda te, proprio in quanto zingaro.
Mi viene dal reato di immigrazione clandestina (illegale secondo la nostra costituzione, a parer mio, ma non solo mio mi sa)
Mi viene da quell'aberrazione giuridica che sono le aggravanti se un reato è commesso da un immigrato clandestino.
Mi viene dal tentativo di incriminare le prostitute straniere di "perversione della morale" (oh, piccolo particolare di nessuna importanza: nel serbatoio principale dei voti della lega tirano molto le nigeriane, sarà il solito caso di vizi privati e pubbliche virtù?)
Insomma che il mio umore varia dal disgustato all'incazzato ... e per fortuna non ho la televisione, perché circa 5 minuti dei meravigliosi servizi del TG di Emilio Fede potrebbero portarmi verso la massa critica, con buona pace di Scajola e delle sue smanie nucleari.

Vabbè, per migliorare un po' la situazione, parliamo di cibo, cosa che non faccio da un po'.

Malloreddus alla campidanese (x 2 persone)
160 g di malloreddus (gnocchetti sardi), 1/2 cipolla bianca, 100 g di salsiccia, 1 lattina di polpa di pomodoro, 1 bustina di zafferano, 1 ciuffo di basilico, olio extravergine di oliva, pecorino grattuggiato.

Tritare la cipolla, metterla a soffriggere con un cucchiaio di olio e la salsiccia spellata e sbriciolata. Cuocere per circa 10 minuti.
Aggiungere la polpa di pomodoro e lo zafferano, continuare la cottura per 20 minuti.
Aggiungere il basilico spezzettato e cuocere per altri 10 minuti.
Nel frattempo cuocere la pasta al dente. Scolarla e spadellarla per un minuto. Versare nei piatti, aggiungere il pecorino e servire caldissimo.

giovedì 5 giugno 2008

Un atomo di saggezza

I fatti sono noti: ieri nella centrale nucleare di Krsko, a 130 km da Trieste, si è verificato un incidente, con fuorisciuta di liquido di raffreddamento.
Per la prima volta dalla sua costruzione la centrale è stata sottoposta alle severe regole ai cui sono sottoposti gli incidenti che avvengono in centrali nucleari in europa.
Parlo di incidenti che avvengono in centrali nucleari, e non incidenti nucleari, non a caso: secondo la regolamentazione europea tutti gli incidenti che accadono in una centrale nucleare, anche quelli che non danno luogo ad alcun rilascio di materiale radioattivo, sono considerati incidenti nuclari, pur se di basso livello.
Ovviamente è ripartito l'allarmismo generale, attività che in Italia è particolarmente diffusa, in cui tutti parlano di tutto, ad eccezione dei tencici, che di solito, siccome tendono a dire le cose come stanno e a non alzare mai la voce, non vengono presi in considerazione da nessuno.
Krsko è una centrale che ha 25 anni di vita, che possono essere tantissimi, ma per un impianto energetico non sono poi tanti, considerato che l'ammortamento degli investimenti iniziali viene calcolato in oltre 30 anni, ma soprattutto, e questo non l'ho trovato scritto da nessuna parte, l'impianto è stato ammodernato 6 anni fa.
Krsko, tecnicamente parlando, non è Chenobyl, e non è una questione di età, ma di modalità di costruzione.
Krsko è una centrale PWR, Chernobyl era una gas/grafite.
Che cazzo stai dicendo, e chissenefrega sono due centrali nucleari, sento già dire.
No, quando si parla di tecnologia le parole contano molto.
PWR significa Pressurized Water Reactor. Si tratta di una tecnologia in cui il reattore e tutti i suoi parafernalia sono contenuti in un edificio in cemento armato, e completamente isolati dall'esterno.
Che significa? Che la perdita di liquido refrigerante radioattivo è avvenuta all'interno del reattore, che è completamente isolato dall'esterno.
Molto probabilmente ha ceduto una saldatura, una cosa che può succedere in qualsiasi manufatto umano, ma appunto, quel liquido è rimasto lì dove è fuoriuscito, e infatti, nonostante tutti cerchino di dire che è successo, non è successo che avvenisse una fuga di radiazioni all'esterno dell'edificio del reattore.
Ho anche letto che qualche buontempone ha calcolato che in cso di una fuga radioattiva dal reattore l'inquinamento provocato da Krsko sarebbe superiore a quello di Chernobyl: vero, verissimo ... però questa fuga dovrebbe avvenire. Il problema è che non può avvenire, l'edificio del reattore non è fatto di cartapesta.
Ammesso che quello di Krsko sia stato calcolato con i calcoli di base americani (le modalità di calcolo per le strutture in italia prevedevano che i calcoli degli spessori provenienti dagli Stati uniti venissero motliplicate per circa pi greco), le pareti sono spesse un metro e mezzo, e contengono più acciaio che calcestruzzo.
Piuttosto difficile che esca qualche cosa.
Krsko è una centrale come Threee Miles Island.
Non so quanta gente si ricorda di Three Miles Island, ma, dal punto di vista della gravità tecnica dell'incidente, fu estremamente peggiore di Chenobyl.
Però Three Miles Island era un PWR, e infatti le sue conseguenze per la popolazoone furono nettamente, molto nettamente, inferiori.
Oggi che i documenti non sono più secretati si può leggere che non si fu mai un movimento da parte dei misuratori di radiazioni nè nell'aria circostante la centrale né nel fiume vicino. Nulla.
Dopo di che mi sembra il caso di spendere due parole sulle vere cause degli incidenti nucleari peggiori mai successi: Three Miles Island, Chernobyl e un incidente avvenuto in Giappone in un impianto di arricchimento.
Three Miles Island: il reattore era diventato instabile e si erano avviate le procedure di spegnimento automatico. L'operatore, che non aveva voglia di verificare se una tessera di allarme funzionava bene o no, decise di default che l'allarme era in errore, e obbligò l'impianto a non spegnersi, provocandone l'esplosione.
Chernobyl: a seguito di una prova di carico non autorizzata, durante la quale, per far scendere la potenza dell'impianto al di sotto della potenza minima raccomandata era stato disattivato il circuito di raffreddamento di emergenza, prese fuoco la grafite, usata come moderatore al posto dell'acqua che si usa nelle centrali di tipo occidentale. Il personale di soccorso perse la testa, e cercò di spegnere la grafite usando l'anticendio ... acqua fredda su grafite infiammata, e patatrac.
Giappone: un gruppo di operai, addetto al travaso di una soluzione di uranio arricchito, vista avvicinarsi l'ora di mensa, invece di continuare il travaso alla velocità di sicurezza, sbloccò il dosatore della macchina su cui stavano operando. Il flusso eccessivo di materiale radioattivo causò il raggiungimento della massa critica, innescando una reazione nucleare.
Che significa tutto ciò? Che è inutile prendersela con la tecnologia ... nemmeno la tecnologia delle caverne può reggere la stupidità umana!
Detto tutto ciò, tanto per chiarire una volta per tutte come stanno le cose, è giusto fare nuove centrali nucleari oggi in Italia?
No!
Innanzi tutto perché la progettazione e la gestione di una centrale nucleare richiedono dosi enormi di onestà intellettuale, e in chi propone il nucleare oggi io questa onestà intellettuale proprio non la vedo, dopo di che, vi pare che abbia senso oggi costruire le piramidi?
Le centrali nucleari ancora esistenti sono come le piramidi, devono arrivare a fine vita senza spegnerle prima del tempo, ma costruirne di nuove è del tutto insensato.

Raduno Anobii al Liolà di Pradamano

Nonostante il tempo orribile, le indicazioni stradali scarse, le buche che sembravano i grandi laghi nordamericani, ce l'abbiamo fatta, eccoci qui seduti attorno al tavolo dopo aver abbondantemente chiacchierato e mangiato, e immediatamente prima di scambiarci i libri.




In ordine di apparizione, da destra a sinistra: Alfrcolu, Maya, Elisa, Marlog, Half, Andrea, Astridula.



In questa foto invece manca Maya, e compaio io, Ombraluce

(cliccare sulle foto per ingrandirle)

domenica 1 giugno 2008

I libri di maggio

Casino totale - Jean-Claude Izzo - 30.05.2008
Hitler - Giuseppe Genna - 29.05.2008
Scarpe italiane - Henning Mankell - 23.05.2008
La regina del sud - Arturo Perez-Reverte - 21.05.2008
Bambino 44 - Tom Rob Smith - 17.05.2008
Trilogia della città di K. - Agota Kristof - 15.05.2008
Memoria del vuoto - Marcello Fois - 13.05.2008
Il labirinto magico - Philip Josè Farmer - 10.05.2008
Alle sorgenti del fiume - Philip Josè Farmer - 06.05.2008
Il fiume della vita - Philip José Farmer - 03.05.2008
Greco cerca greca - Friedrich Dürrenmatt - 01.05.2008