domenica 9 agosto 2009

Mi casa es tu casa

Riflettevo stamattina, mentre facevo quel po' di ginnastica necessario a smaltire la rigidità muscolare provocata da cinque ore di macchina e un materasso insolito, che se il simbolo dell'accoglienza in epoca antica era l'offerta del pane e del sale, come simbolo odierno si potrebbe utilizzare la condivisione della connessione di rete.
Ieri sera, da Luka, eravamo in otto, e c'erano disponibili otto computer connessi a internet, più le consolle per videogiochi. Io sono arrivata, con tutte le mie carabattole, e ho chiesto di una doccia e di una connessione, ed entrambe le cose mi sono state messe immediatamente a disposizione.
Adesso sono a Roma, mia destinazione finale per questa tranche di vacanze. Qui non c'è connessione, ma sto scrivendo col portatile sulle ginocchia, mentre Diego si da da fare con la griglia e Michela sistema i bimbi. Sto scrivendo su un foglio elettronico e poi mi connetterò a internet con la chiavetta USB. Possiamo dire che anche questo è un aspetto della globalizzazione, il migliore forse.
Sono partita da Bologna che erano quasi le 11, e ho preso la Via Emilia per poi agganciarmi alla mitica E45. In un primo momento avevo pensato di percorrere la Porrettana, che è assai più panoramica, ma poi ho ricordato che la strada da fare era tanta e Michela mi attendeva per cena, così ho cambiato programma.
Il primo pezzo, fino a Forlì, è stato piuttosto lento, punteggiato com'è dai semafori, dato che attraversa infiniti paesi, e l'unica consolazione è stata il profumo goloso proveniente da un campo nel quale si raccoglievano cipolle bianche.
Fuori Bologna ho reincontrato le cicale, che mi avevano già accompagnato da Rovigo in avanti. In Friuli quasi non si sentono, troppa acqua a bagnare il mais, troppo verde, le cicale non danno il meglio di sé in queste condizioni, a loro piace l'arsura, il gran caldo che fa impazzire gli uomini (crollo psichico lo chiamano), così anche loro felicemente impazziscono e cantano a un volume spaventoso.
A Forlì mi reimbatto nel solito problema delle indicazioni stradali. Arrivo sotto le mura della città e spariscono. Utilizzo il solito metodo del tornare indietro fino all'ultima indicazione verificata, per poi ripercorrere la strada con maggiore attenzione. Nulla.
Allora mi fermo, scendo dalla macchina ed entro in una piccola spaghetteria per chiedere indicazioni. Sono stranieri, ungheresi a giudicare dall'accento, e non mi sanno aiutare. Subito fuori però fermo un ciclista, che mi orienta, e così riesco a girare intorno alle mura della città per sbucare dall'altra parte e riprendere il viaggio.
Arrivo così allo svincolo che mi fa immettere sulla E45.
Sarò masochista, ma è un percorso che adoro. Innanzi tutto il suo tracciato è assai più felice di quello dell'autostrada, percorre località più amene ed è generalmente meno impegnativo dal punto di vista della guida. In compenso è così punteggiato di imprevisti sotto forma di lavori stradali da sembrare un Monopoli. Raggiungo la piacevole velocità di crociera di 110 km/h, velocità che è facile tenere con l'acceleratore a filo di gas e sfruttando la forza centrifuga delle curve, e che ha inoltre il pregio di non sconvolgere più di tanto il laser del lettore ogni volta che incappo negli innumerevoli rappezzi e buche che costellano il manto stradale, metto l'aria condizionata a paletta, Jovanotti nel lettore e mi godo la strada.
A Bagno di Romagna arriva l'imprevisto, e tocca uscire per prendere un tratturo pomposamente ribattezzato Strada Provinciale 137. E' un tracciato in salita, tutto curve, e con un fondo stradale letteralmente leopardato di rappezzi, 5 km di puro divertimento insomma.
Una volta rientrata sulla E 45 inizio ad avere fame, e decido di proseguire fino a Città di Castello, località che ricordo dai tempi di una mitica vacanza alla ventura fatta quando avevo 12 anni.
Il ricordo non mi tradisce, e trovo un piccolo locale annidato nelle mura della città, la cui specialità è ovviamente la carne. Altrettanto ovviamente non la prendo, perché diversamente rischierei di non ripartire. Ordino un piatto di affettati e bruschette, accompagnato da melanzane alla griglia e acciugata, cioè insalata di radicchio condita con una salsina a base di acciughe, che purtroppo scopro di non poter mangiare in quanto mescolata con l'aceto. Molto dispiaciuta ripiego su una insalata mista. Il piatto di affettati e bruschette è perfetto, con crudo toscano, finocchiona, pancetta e un ossocollo agli aromi semplicemente delizioso, che alterno con il crostino toscano, una bruschetta all'olio di oliva e un'altra con una salsa piccante di pomodoro.
Dopo un ottimo caffè riprendo il mio cammino e lascio la luce dorata dell'Umbria per entrare in Lazio, utilizzando l'antica Via Flaminia. Che è antica si vede. Il percorso è quello dell'epoca romanica, e il fondo stradale, forse per ricordare l'antico lastricato, è a pezzi, però il panorama è meraviglioso, e mi dispiace che guidando sia impossibile goderne appieno.
Entro in Roma, faccio i soliti pasticci dovuti al fatto che le indicazioni stradali non sono come dovrebbero essere, dopo di che decido di prendere il Grande Raccordo Anulare, che, vada come vada, è un anello e quindi prima o poi dovrebbe portarmi dove devo andare, e infatti, nonostante a un certo punto capisca di averlo imboccato in direzione ostinata e contraria, finisco con l'imbattermi nell'uscita per l'Ardeatina che mi occorre, sono le 18.35 e sono agli ultimi km del mio viaggio.
Ho ancora un attimo di suspance, quando, non trovandomi con le indicazioni su una via suburbana, dato che i miei amici abitano all'estrema periferia di Roma, in un posto che più che la città eterna pare una campagna, chiedo indicazioni a una signora del posto, la quale mi risponde con un “Ah, io non lo so”. Cento metri dopo vedo il cartello della via che cerco. Faccio retromarcia, erudisco la locale, e finalmente posso considerarmi arrivata.
Intanto la griglia è quasi arrivata a cottura e sparge un profumo delizioso … buon appetito!


Città di Castello, Via Polidori

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