venerdì 14 agosto 2009

Lo specchio di Diana

Stamattina ci è riuscito il colpaccio: abbiamo dribblato Matteo, che così è restato a casa con papà e Camilla, e siamo uscite solo io e Michela, per una gita a Nemi.
Questa zona dei castelli romani è stupenda, formata da deliziosi paesetti abbarbicati alle pendici di antichi vulcani nel cui fondo risplendono i laghi. Sono luoghi pieni di una magia naturale, che ha molto a che vedere con la semplice bellezza dei posti, e che gli antichi sentivano sicuramente più di noi, al punto che il piccolo lago di Nemi era considerato lo specchio della dea Diana, in onore della quale sorgeva un enorme tempio.
Arriviamo a Nemi da Genzano, percorrendo quindi tutto il perimetro del lago, e dopo essere passate da Albano.
Albano è un paesone incasinato, con un traffico straboccante e indisciplinato, composto per la gran parte di SUV, e riusciamo a venirne fuori solo grazie a una enorme pazienza e alla coscienza che essendo in ferie non ci corre dietro nessuno, visto che il concetto di dare precedenza sembra del tutto sconosciuto agli autisti locali.
Arriviamo finalmente a Nemi, e troviamo da parcheggiare con relativa facilità, subito fuori da un'antica porta.
Torniamo indietro a piedi, ammirando le antiche case del centro, sormontate dalla mole cilinrica della torre di Palazzo Ruspoli, un rudere al quale un restauro d facciata ha restituito un aspetto decoroso a mascherare l'interno in rovina.
Dall'alto vediamo il lago, di un turchino quasi irreale nel suo guscio di verde, anche se è palesemente sofferente: il livello è basso e su un lato si nota una proliferazione di alghe, che non dovrebbe esserci.
Giriamo per qualche viuzza pittoresca, sorprendendoci delle antiche doppie porte col vetro coperto da un merletto e dei baldacchini di glicine, poi andiamo verso la piazza a sbalzo sul lago, per gustare una coppa di fragoline di bosco con la panna.
Il prezzo, già lo sappiamo dall'esperienza dell'altro giorno, sarà un furto, ma decidiamo di concederci ugualmente il piacere. Mentre centelliniamo le fragoline, ci ritroviamo a fare una serie di considerazioni, che valgono per Nemi come per tutti questi paesini.
Sono letteralmente soffocati dal traffico, la via centrale di Nemi, per esempio, stretta e tortuosa com'è è addirittura un doppio senso, e la gente utilizza palesemente le auto, che sono soprattutto grossi fuoristrada, a sproposito, più per fare avanti e indietro salutando gli amici seduti ai tavolini dei bar, che per vera necessità.
Sono trascurati. E' vero, ci sono insegne che reclamizzano le bontà del posto, ma hanno un'aria un po' equivoca, come se fossero state messe per fare un laido occhiolino ai turisti piuttosto che per vera convinzione. E i cassonetti straboccanti immondizia nel caldo infernale di agosto finiscono di completare un'immagine di qualcosa di poco amato, anche se sciorinato per gli eventuali visitatori. Che, giustamente, sono pochini.
Nonostante ciò, troviamo qualche autentico gioiello.
La signora che seduta sulla soglia della sua bottega lavora dei merletti a fuselli, e l'interno della bottega è un antro di questi tesori meravigliosi.
Il forno a legna dove acquistiamo il pane, che troveremo buonissimo anche se meno di quello di Rocca di Papa, e dove vedo in una scansia dei magnifici taralli al vino rosso.
Un fruttivendolo che vende frutti di bosco a prezzi umani, e infatti ne acquistiamo un po' per fare una crostata da mangiare a merenda.
E infine l'Antica Norcineria. L'avevo adocchiata quando siamo entrate in paese, è la primissima bottega che si incontra e mi aveva strappato, anche così, dalla macchina, un “Ossantocielo”, per cui prima di ripartire ci andiamo. L'esterno è pavesato di capicollo e altre delizie, l'interno è una grotta che al posto delle stalattiti ha salami, collane di salsicce e prosciutti. In un angolo, come preziose concrezioni di quarzo, biancheggia una selezione di formaggi, principalmente di pecora.
Michela consiglia di provare il “coglione di mulo”, un salume che ha la forma dell'organo da cui prende il nome, ed è un salame di grana fine, con al suo interno un cuore di lardo, fortemente pepato e aromatizzato al ginepro.
Nel frattempo io ho adocchiato un prodotto che, mi spiega la norcina che mi sta servendo, è costituito da filetto di maiale aromatizzato con varie spezie (io sento peperoncino, semi di finocchio e alloro), avvolto in una carta speciale, legato, messo in salamoia e poi fatto essiccare.
Compriamo questi due salumi, che saranno, assieme al pane di forno, il nostro pranzo (e cena e spuntino di mezzanotte), e ci rimettiamo in viaggio verso casa.
Nel pomeriggio io e Diego portiamo Matteo al lago. Il piccolo ha gradito moltissimo il bagno di ieri, e oggi abbiamo deciso di fargli prendere confidenza col gioco della palla in acqua. Si diverte come un matto, al punto che Diego deve faticare parecchio per farlo uscire, nonostante stia tremando visibilmente di freddo.
Una volta sulla sabbia, non sta fermo nemmeno il tempo necessario ad asciugarsi un pochettino, così in breve è completamente ricoperto di una panatura nera e lucente.
Lo lasciamo strisciare stile marine, se non che butta sabbia dappertutto, così finiamo panati anche noi.
E' ora di tornare a casa, e ovviamente Matteo si addormenta di schianto, al punto che lo infiliamo direttamente a letto.
Nel frattempo Michela ha ricevuto in regalo dal vicino di casa una guantiera di fichi, saranno almeno tre chili, e ha preparato una crostata con le fragoline acquistate a Nemi.
Ceniamo con salumi, fichi, crostata e pane avanzato da ieri.
Mangiamo lentamente, chiacchierando, e a mezzanotte scopriamo di aver lasciato giusto un po' di crostata per la colazione di domattina.
Sappiamo che il risveglio sarà duro, ma ne è valsa la pena.