lunedì 10 agosto 2009

Fragoline a Nemi

Oggi giornata tranquilla, o per meglio dire comatosa. Io dovevo smaltire i molti km fatti, Diego era al lavoro e Michela alle prese coi bimbi, che avevano deciso di dare il meglio di sé.
Camilla ha la febbre, sta decidendo di mettere il primo dentino, cosa che peraltro non le imepdisce di essere una smorfiosetta ridanciana, vivacissima e molto ruffiana.
Ho scoperto di aver dimenticato del tutto quel poco che posso aver mai imparato su come si tiene un bambino piccolo: in qualche momento di emergenza, provocato da Matteo che oggi ha crisi di gelosia, Michela mi ha schiaffato in braccio Camilla, e dalle foto che mi ha fatto emerge tutta la mia totale incompetenza in materia. Le foto finiranno su Facebook, a perenne memoria del fatto che ho il senso materno di Erode.
Matteo, si diceva, oggi è preda di attacchi di gelosia, e quindi fa capricci a raffica, e si infila in situazioni dalle quali non può uscirne che male, come quando salta nella sua piscinetta nudo come un bruco, picchiando una culata epica che gli sbuccia il fondoschiena, a svariate corse nel giardino, di ciascuna delle quali porta a casa un ricordino.
Ammiro Michela, che riesce a destreggiarsi coi due bambini, dando loro contemporaneamente da mangiare con una tecnica degna della dea Kalì. Se mai l'avessi dimenticato, ricordo perché non ho voluto altri figli oltre al primo, proprio non ci sono portata.
La giornata è caldissima, e infatti quando Diego torna dal lavoro passiamo il pomeriggio discutendo di che cosa potremo fare di lì a poco, quando usciremo.
Finisce che io mi addormento in cortile, sotto lo sguardo vigile di Mila, cagnona pastore belga nell'aspetto ma Labrador nel cuore, anche Michela e Diego riposano un po' e persino i bambini, che oggi pare abbiano le duracell, cedono un pochettino.
Quando ci risvegliamo tutti decidiamo che usciremo dopo aver dato la cena ai piccoli, così facciamo, e riusciamo a uscire dopo le otto.
La nostra meta è Nemi, città rinomata per le sue fragoline di bosco, dove pensiamo di prendere un gelato. Usciamo di casa, in questa periferia di Roma che è già campagna, la strada che percorriamo non è illuminata, ed è fiancheggiata da orti e vigne, poi improvvisamente ricompaiono caratteri urbani, che spariscono quasi immediatamente, per lasciare spazio all'aspetto rurale.
Saliamo verso i castelli, Castel Gandolfo, Rocca di Papa. C'è gente ovunque, in cerca di refrigerio. La strada è suggestiva, e permette di vedere l'abitato ai nostri piedi, un immenso collier filigranato e composto di gioielli scintillanti e multicolori.
Finalmente arriviamo a Nemi, scendiamo dalla macchina e scopriamo che la temperatura è decisamente più bassa che in città, 19 gradi contro i 35 e oltre, e infatti Michela resta in macchina coi bambini, i quali, dopo aver fatto i capricci tutto il giorno, adesso, in macchina, sono crollati di schianto. Prendiamo il gelato nella prima gelateria che ci viene sotto gli occhi, e non è eccelso, in compenso ci sono i cestini con le fragoline, e proprio non posso resistere.
Portiamo il gelato a Michela, bloccata in macchina coi bambini, e facciamo due passi nel centro della città, che è deliziosa e merita una visita diurna, che ci ripromettiamo di fare nei prossimi giorni.
Sulla piazzetta, che è poi una terrazza affacciata sul lago, c'è un bar, molto opportunamente chiamato Bar delle Fragole, e Diego decide di acquistare una coppa di fragoline con la panna per Michela. La coppa è bellissima e sicuramente molto buona, ma il suo prezzo è un furto. Capisco che raccogliere i piccoli frutti in quantità sufficiente sia un lavoro lungo e impegnativo, ma mi chiedo anche chi lo faccia. Non credo che i raccoglitori di fragole siano oggi persone del posto, pagate decentemente, ho invece il sospetto che siano coloro che a sentire certi nostri ministri sono coloro che portano via il lavoro agli italiani. Vabbè, sono in vacanza, sto cercando di non leggere i giornali, qui, come in tutte le case con bambini piccoli, la televisione mostra cartoni animati a getto continuo (a proposito, ho scoperto che è tutt'ora in auge il mitico Barbapapà, che non vedevo dai tempi della mia lontana giovinezza).
In ogni caso la gita per oggi è finita, torniamo a casa passando da Ariccia, con le sue fraschette famose per la porchetta, che ci annotiamo per i prossimi giorni.
Siamo stanchi, i bambini paiono finalmente calmi, Diego deve prendere servizio per la sua ultima notte di lavoro prima delle ferie. A domani, a domani!



Due immagini notturne di Nemi

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