sabato 15 agosto 2009

La colazione dei campioni (*)

E' ferragosto, e come da programma andiamo a Bracciano, dove vivono i nonni di Michela, e dove ci fermeremo a pranzo. Dato che i nonni sono molto anziani, e i genitori di Michela non hanno il tempo, portiamo il necessario per il pranzo, compreso il vassoio di porchetta di Ariccia acquistato ieri.
Riusciamo a partire più o meno secondo la tabella di marcia, dato che prima di mangiare abbiamo intenzione di visitare il famoso castello Odescalchi, quello in cui, i mondani ricorderanno, si è svolto il pranzo di nozze di Tom Cruise. Inutile dire che io proprio non me lo ricordavo, pazienza.
Lasciamo Camilla, vestita per l'occasione come una signorina inglese con tanto di cappellino di pizzo, con nonni e bisnonni adoranti, e andiamo al castello.
Il biglietto costa sette euro, e a parer mio è un po' caro per una visita guidata che si fa in poco più di mezz'ora, probabilmente la nobile erede attuale proprietaria del castello non ricava dai pranzi di nozze introiti sufficienti per manutenere la dimora.
La guida è un po' accorata e superficiale nelle sue spiegazioni, non so se perché desiderosa di finire il suo incarico in una giornata ingrata come ferragosto o per sua natura e preparazione, pone un accento particolarmente rilevante sul fatto che gli affreschi del soffitto della Sala Papalina sono in oro zecchino, mentre tutto il resto del castello è dotato di un soffitto a cassettoni.
Indubbiamente il castello è molto bello, discretamente tenuto, evidentemente destinato ad usi turistici e mondani che rendono dubbia l'autenticità di molte parti. Tengo per me questa impressione, anche perché siamo abbastanza impegnati ad impedire a Matteo di rendere necessario un ulteriore ciclo di restauri. Il piccoletto sale e scende le scale con immenso entusiasmo e con una energia decisamente superiore alla sua età, e tutto sommato si comporta bene, ma non bisogna dimenticare che non ha ancora tre anni, per cui, a turno, gli imponiamo di dare la mano, altrimenti lo perderemmo presto di vista. A un certo punto ci imbattiamo nella camera da letto di una antica principessa, e questo lo riempie di stupore e ammirazione, spingendolo a immedesimarsi in un possibile principe azzurro.
Finito il giro torniamo dai nonni di Michela e ci dedichiamo alla preparazione del pranzo.
Come promesso preparerò la puttanesca, che, mi dicono, genera qualche preoccupazione a causa dei tempi ridotti di cottura del pomodoro. Prometto che cercherò di prolungare questa cottura quanto più possibile senza snaturare la ricetta. Ci siamo portati tutti gli ingredienti, compresa la pasta, tranne l'aglio e il peperoncino. All'ultimo momento, su suggerimento di Diego, ho messo nella borsa anche un ricco ramo di basilico, ed è stato un ottimo suggerimento perché sul posto non avrei rovato basilico sufficiente per la quantità di sugo necessaria.
Anche il peperoncino dà qualche problema. La nonna di Michela ha solo peperoncino in polvere, poi mi si dice di non esagerare col piccante. Scopro sulla terrazza una pianta di peperoncini, che, contrariamente a quanto pensa l'anziana signora, sono perfettamente commestibili, e, tanto ovviamente quanto malauguratamente, non esagero. La puttanesca deve essere piccante, santo cielo, ma quando si cucina in casa d'altri si cerca di adeguarsi alle altrui necessità.
Insomma che cuoce la pasta, cuoce il sugo, si fanno i piatti, e la mamma di Michela mi prega di mettere poca pasta nel piatto del suo vecchio padre. Eseguo, però portando il piatto in tavola dico all'interessato di prendersela con sua figlia se troverà la porzione insufficiente. E insufficiente risulta veramente, al punto che si finisce il piatto della moglie, impedita a mangiare come si deve dal mal di denti. E ovviamente dice anche che il sugo avrebbe bisogno di più peperoncino. Non mi resta che replicare che se dovesse succedere un bis in un qualche futuro cucinerò senza ascoltare i suggerimenti di nessuno.
Finita la puttanesca ci fiondiamo sulla porchetta, che è sublime, contendendoci i pezzetti di cotenna.
Nessuno si è ricordato dell'insalata, ma in fin dei conti non importa. Mangiamo anche il cocomero, e poi acchiappiamo i bambini e ce ne torniamo verso Roma, con l'idea di fare un bagno serale nell'amato lago di Albano.
Per me è l'ultimo, domani me ne andrò da qui. Ho voglia di completare il mio giro, ma mi dispiace lasciare Michela, Diego, mi dispiace lasciare persino i bimbi … incredibile!

(*) La colazione dei campioni – Kurt Vonnegut

Nessun commento: