mercoledì 21 maggio 2008

E il menisco dove lo metto?

Sono due o tre giorni che non scrivo, causa profonda depressione.
Innanzi tutto il tempo è pessimo, piove ininterrottamente da giorni. Domenica pomeriggio siamo andati in centro a sentire Erri de Luca, col suo delizioso spettacolo "Chiacchiere e chitarre", solo che per dirla giusta lo spettacolo si sarebbe dovuto chiamare "chiacchiere, chitarre e scrosci di pioggia", in alcuni momenti il rumore dell'acquazzone era quasi in grado di coprire le voci amplificate. Il massimo è stato quando Erri e i suoi accompagnatori hanno intonato una canzone dedicata al sole, e la violenza degli scrosci è raddoppiata. Allucinante.
Di norma un tempo così cattivo però riesce solo a provocarmi una buona dose di cattivo umore, per la depressione ci vuole di più.
E infatti sempre domenica, ora di pranzo, ho fatto il classico movimento che fa chiunque per aggiustarsi con la sedia sotto il tavolo e PAM, e poi PAM PAM, tre esplosioni dentro il ginocchio sinistro.
Da quel momento il ginocchio, che ha sempre fatto silenziosamente il suo dovere, incriccandosi di tanto in tanto, ma senza insistere più di tanto, ha iniziato a lanciare messaggi nemmeno tanto trasversali, che dicevano: guarda che ci sono.
Lunedì mattina sono stata costretta a fare una delle cose che odio di più: andare dal medico.
Oddio, il nostro medico è un caro amico, è simpatico e gli voglio bene, però andare in ambulatorio, attendere il proprio turno in sala d'attesa, sopportare il chiacchiericcio dei vecchietti, e le persone che si sentono titolate per entrare prima e non si sa perché, i commenti sulle riviste di pettegolezzi (ma perché li chiamano gossip? perché? sono volgari pettegolezzi, cazzo) che ingombrano il tavolino nella sala di attesa, è molto vicino ai miei personali limiti di sopportazione, per quanto rinforzati da un buon libro giallo.
Vabbè, ho dei limiti di sopportazione molto bassi.
Comunque arriva finalmente il mio turno, il medico mi visita, ha l'impressione che il comportamento del mio ginocchio possa essere attribuito sia a un menisco andato sia a delle cartilagini altrettanto andate. Per la serie che in casa nostra sembra impossibile beccare un malanno semplice, penso io. Comunque mi dice che è meglio fare una risonanza magnetica.
Il martedì vado quindi all'ospedale, al mitico CUP, per prenotare la mia risonanza magnetica.
Sono armata di robusti pregiudizi, pazienza, un volume di mille pagine.
Mi sono preparata con tanta cura perché tutte le volte che sono passata dal CUP, e ci si deve passare per forza dato che il bar sta dietro la sala di attesa, ho visto, stravaccati sulle poltroncine nelle posizioni più assurde, degli oggetti che assomigliavano tanto a mummie di epoca faraonica.
E invece arrivo, prendo il numeretto all'eliminacode, faccio in tempo a guardarmi in giro che tocca a me. Dico alla signora allo sportello che vorrei un appuntamento il più presto possibile, non importa se non è all'Ospedale Maggiore, sono disponbiile ad andare anche nei centri periferici. Mi aspetto di dover lottare con un appuntamento fra sei mesi, e invece la signora mi chiede se ho chiodi o altri innesti metallici nel corpo, e alla mi risposta negativa risponde: beh, allora può andare in un centro convenzionato, l'appuntamento è tra un mese.
In meno di dieci minuti ho sistemato la faccenda.
Niente festeggiamenti però: tutto il tempo che abbiamo risparmiato al CUP lo perdiamo al centro prelievi, dove il prof deve fare le sue analisi periodiche. Pare che tutta la città abbia deciso di farsi gli esami del sangue.
E finalmente oggi spunta il sole, e il ginocchio, tenuto più o meno a riposo, pare tornato più o meno a posto. E mi viene voglia di togliemi la muffa di dosso.
Stamattina il prof aveva la palestra e un po' di commissioni da fare, ma nel pomeriggio gli dico: andiamo a fare la spesa in bici, non ne posso assolutamente più di non prendere un filo d'aria.
Così tiriamo fuori le bici, e io parto a razzo per fare la salita del cortilecon la bici, dimenticando, a causa dell'effetto stupefacente dell'arietta e del sole dopo giorni di pioggia, che forse il ginocchio avrebbe bisogno di maggiori cure.
A metà della salita PAM! Un solo colpo secco, tremendo come una bomba.
E poi basta, non c'è più stato verso di usare decentemente sto cavolo di ginocchio.
E adesso sono qui che calcolo il diagramma delle forze per sedermi e alzarmi dal water, con una gran voglia di fare giustizia sommaria del menisco sinistro.
Magari!

2 commenti:

Francesca ha detto...

Ma dai... Anche mio marito quella mattina era fra i tanti che avevano scelto di farsi le analisi del sangue.....
Davvero!!!
francesca
P.S. Auguri per il tuo menisco... certo questo tempaccio non aiuta!!!

ombraluce ha detto...

ecco, vedi che ci avevo azzeccato? :-D