giovedì 15 maggio 2008

Il treno? IL TRENO????

Stamattina dovevo andare a Trieste per tenere un seminario in università.
Io ho una mia personale idiosincrasia nei confronti di Trieste, mi ci perdo come se niente fosse, poi le strade strettissime e ripide mi infastidiscono, l'impossibilità di trovare parcheggi, anche nei posti dove parcheggi ce ne dovrebbero essere mi indispone.
Oltretutto, quando vai a tenere un seminario in materie ambientali, il minimo della coerenza richiesta esige che ci si attenga ai principi che si vanno ad insegnare, per cui decido di prendere il treno.
Dato che la piccolissima stazione vicina a casa mia non è presidiata e spesso la macchina che emette i biglietti è guasta, e oltretutto ho i tempi abbastanza risicati, decido di acquistare i biglietti via internet, cosa che del resto facciamo ogni volta che dobbiamo prendere il treno.
Stamattina, ad ora antelucana, prendo la macchina, vado nel paesetto vicino, che nel mio non c'è la stazione, e immediatamente scopro che non c'è alcuna possibilità di parcheggiare: tutto il piazzale antistante è decorato da cartelli di divieto di sosta.
Il problema è che il foruncolo (la stazione non è più grande di così), è praticamente in mezzo al nulla, e quindi più che in macchina non ci si arriva. Al limite in bici, per le quali c'è una tettoia, ma nessun portabici e nulla a cui incatenarle.
Torno indietro lungo la stradina, e infilo la macchina fuori dalla banchina stradale, tra due robinie.
Mi fa piuttosto male un ginocchio, ma non mi posso sedere: in tutta la stazione non c'è una panchina, nemmeno nella sala di attesa, forse in funzione anti vagabondaggio.
Peccato però che il pavimento della sala di attesa sia ordinatamente diviso in spazi ben delimitati, con coperte sul pavimento sulle quali dormono diverse persone.
L'organizzazione fa pensare che non si siano addormentati lì per caso, ma che abbiano eletto la sala di attesa a loro dimora.
Pensione con camera senza servizi, che quelli una volta esistenti (c'è ancora il cartello), sono murati.
Quando sto per abbandonarmi allo sconforto, arriva il treno.
E' sporco in maniera inenarrabile, ma per fortuna trovo posto in una carrozza che una volta era di prima classe. E' sporca come il resto, ma per lo meno i sedili sono più larghi e più distanzati, e posso accomodarmi in modo che il ginocchio dolorante stia in una posizione abbastanza comoda.
Mi immergo nella lettura, e dopo un'ora e mezza arrivo a destinazione.
Tengo il mio seminario e quindi mi rimetto in viaggio per tornare a casa.
Purtroppo ho sforato i tempi, così perdo il treno che avevo previsto di prendere, quello successivo parte dopo circa 40 minuti.
Il mio biglietto preacquistato però riporta l'oragio del treno che intendevo prendere, così vado all'ufficio informazioni, dove mi dicono che in realtà il biglietto vale 4 ore a partire dall'orario indicato, e che, non essendoci problemi di prenotazioni, posso prendere tranquillamente il convoglio successivo.
Mi siedo su una panca e leggo finché il treno non arriva.
Salgo, mi siedo, e ovviamente leggo, finché non arriva il controllore.
Tiro fuori il mio biglietto elettronico, e l'uomo mi chiede un documento. Dato che mi è stato chiesto anche la mattina, prendo la carta d'identità con la massima calma.
Il tizio dice che il biglietto non è valido perché c'è scritto il nome di mio marito.
E' vero, prendo il biglietto del mattino e controllo: lì c'è scritto il mio nome, e quello di mio marito in quanto ha acuistato il biglietto con la sua carta di credito.
E' facile capire che nella predisposizione del biglietto di ritorno è stato commesso un errore.
Lo spiego al bigliettaio, facendogli vedere il biglietto del mattino per fargli capire che è un errore, e non cattiva volontà. D'altra parte se io avessi acquistato il biglietto in biglietteria, non ci sarebbe stato scritto sopra alcun nome.
Il bigliettaio dice che lui deve farmi pagare un altro biglietto.
Pazienza dico.
Se non che salta fuori che devo pagare un altro biglietto e una multa perché viaggiavo senza biglietto, e che in realtà dovrebbe darmene una seconda perché viaggio su un treno in orario diverso da quello indicato sul biglietto.
Non è vero dico, ho un biglietto regolarmente pagato, c'è un errore, spiegabile, mi pare solo una questione di elasticità mentale, e che a Treiste mi hanno detto che riguardo all'orario non c'erano problemi.
Ribatte che si stupisce che le ferrovie dello stato facciano viaggiare la gente come me (come me?) con questi biglietti via internet che tanto secondo lui sono tutti falsi.
A questo punto sono pronta ad emulare Hannibal the cannibal e mangiarmi il suo fegato con le fave fresche, rinuncio solo perché il piatto va col Chianti, e io sono astemia.
Nel frattempo l'uomo scrive il verbale e me lo legge.
C'è scritto che viaggio senza biglietto.
Gli dico che non è vero e che vorrei scrivere una annotazione che spieghi come stanno realmente le cose.
Lui dice che la scriverà lui. Mi rifiuto e dico che la mia annotazione la scrivo io, manco capisco la sua scrittura, che ne so se scrive quello che voglio io o fregnacce?
Non me lo permette, e io mi rifiuto di firmare il verbale.
Lui mi minaccia dicendo che invece di consegnarmelo lo spedirà a casa (non mi pare di avere l'aspetto della ragazzina scappata di casa da minacciare dicendo che si spedirà un verbale, ma non importa), ormai furiosa gli dico di spedirlo, pulircisi il culo, fare qualsiasi cosa tranne uscire dalla sua cabina finché non sarò scesa dal treno, perché non è aria.
Devo essere stata convicente perché non l'ho più visto.
Conclusione: per fare un viaggio di un centinaio di km, mettendoci 3 ore invece che due, tra biglietti regolarmente acquistati, e verbale che equivale al biglietto più una multa di 50 euro, andrei a spendere quasi 70 euro.
Ha così da aumentare il petrolio.
E poi si dice che in Italia la gente non prende il treno? Vade retro, se i treni e il loro personale sono questi.
Mi auguro solo che i controllori percepiscano una percentuale sulle multe inflitte ai passeggeri, perché altrimenti non si spiegherebbe tanta ottusità.
Resta da dire che non ho alcuna intenzione di pagare nulla, nè ora nè mai: due viaggi ho fatto, due viaggi ho pagato, nulla più devo alle ferrovie.

1 commento:

Francesca ha detto...

Che bella pubblicità per Trenitalia....
Be, dalle nostre parti l'elasticità nell'applicazione delle regole è cosa assai rara... Una cosa a cui mio marito, che non è di qua, come il Prof, non riesce proprio ad abituarsi.
Un abbraccio
francesca