mercoledì 9 aprile 2008

Nemmeno più la scusa dell'influenza

In questi giorni ho avuto ancora a che fare con l'influenza. Niente più febbre, ma molta tosse che non mi lasciava riposare la notte, e come conseguenza debolezza, giramenti di testa, nausea.
Un vero schifo insomma.
Oggi invece credo di aver finalmente superato la china, ho avuto una giornata normale e normalmente produttiva, e mi sono resa conto che diverse cose, che speravo fossero male interpretazioni da delirio febbrile, sono invece la tremenda realtà di questa campagna elettorale.
Me ne sono accorta così bene che a un certo punto mi sono messa a urlare come una pazza ascoltando un giornale radio, e al prof, che mi chiedeva di darmi una calmata, ho risposto che siamo a questo punto a causa della nostra troppa correttezza, che se ci fossimo messi a spernacchiare pubblicamente certa gente tanto tempo fa, adesso non ce la ritroveremmo sul gobbone.
Una pernacchia li avrebbe uccisi, e invece adesso ci tengono il loro giogo sul collo.
Non ho nemmeno la forza di commentare le tante bestialità sentite oggi, solo una breve nota su un condannato per mafia (dell'Utri), che da dell'eroe a un altro condannato per mafia, e minaccia di revisionismo la resistenza.
Ma tant'è, dire che si hanno simpatie mafiose e fasciste è di moda, è il nuovo bon ton, gradito alla politica degli stronzi e gradito alla chiesa cattolica.
Siccome io detesto le mode, rivendico il fatto di essere comunista, di essere più a sinistra della sinistra bertinottiana, di essere fermamente convinta che il posto dei
fascisti sia ben lontano dal parlamento, che il posto dei leghisti sia nelle osterie, dato che la logica
e la dialettica sono quelli degli ubriachi, rivendico che un capo del governo che pretende che ai pm
sia fatto un esame di sanità mentale, pensando che lo stesso debba consistere nell'essere in suo favore,
altrimenti si è matti, è giusto pronto per il manicomio.
E rivendico che i condannati stanno nelle patrie galere, non candidati al governo!

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