Nella vita quotidiana dei tedeschi il 25 Aprile non ha mai avuto un ruolo significativo. Era e resta ancora un giorno qualsiasi. Sembra non ci sia nessun rapporto fra questa festa italiana e la cultura quotidiana in Germania.
Davvero?
Non dobbiamo dimenticare l’importanza che ha avuto questo giorno per gli italiani negli decenni del dopoguerra e perché è diventato la data principale per l’Italia democratica e civile.
E’ il giorno della Liberazione, liberazione dal fascismo in genere e dall’ occupazione della Wehrmacht nazista in particolare.
La Costituzione italiana non è pensabile senza il riferimento al 25 Aprile 1945.
Come tedesco nato negli anni del dopoguerra, che si autodefinisce antifascista non di origine familiare ma di formazione morale, intelletuale e politica, potrei partecipare senza esitazioni alla Festa degli Italiani e vi ho partecipato anche tante volte in Italia.
Ma si deve anche un po’ ragionare sul ruolo specifico di un tedesco a confronto con il 25 Aprile.
Nessuno della nostra generazione è personalmente colpevole per le stragi orribili commesse dai soldati tedeschi in Italia, per esempio a Marzabotto nell'Emilia o Sant’Anna di Stazzema in Toscana, dove i soldati della Wehrmacht hanno massacrato più di 500 persone, fra i quali più di 100 bambini in poche ore.
Non siamo colpevoli per questa storia di barbarie totale, ma siamo costretti a non dimenticare mai questa pagina nerissima nell’album della storia tedesca.
La mia generazione, politicamente più o meno impegnata, sopratutto durante gli anni sessanta e settanta, ha avuto sempre un attegiamento un po’ superficiale verso l’Italia.
Abbiamo cantato con tutta la nostra forza «Bella Ciao» perché è una canzone di lotta e suona magnifica. Talvolta l’abbiamo cantata anche alla fine delle feste private, spesso già ubriachi.
Non voglio dire che Bella Ciao o canzioni di quest’origine storica siano una musica sacra, ma hanno un significato particolare per gli italiani, almeno quelli che hanno veramente partecipato alla Resistenza in prima linea contro gli occupanti tedeschi.
Posso dire solo che cosa fu per me la Resistenza: l'ho imparato molti molti anni dopo, fra l’altro attraverso il libri di Nuto Revelli o di Vittorio Foa, i miei testimoni preferiti di quest’epoca.
Ma anche attraverso le pagine che ha dedicato Antonella (Antonella Romeo) alla Resistanza nella sua famiglia.
Da Revelli ho imparato il dovere di fare una ricerca storiografica sempre senza pregiudizi ideologici e da Foa, per anni detenuto nelle carceri fasciste, si può imparare, anche come tedesco, cosa significa un antifascismo non-retorico e non strangolato da un pathos talvolta ridicolo.
Carl Wilhelm Macke Monaco di Baviera/ Ferrara
Ringrazio Carl-o, come si firma nelle sue mail, per avermi permesso di pubblicare questo suo contributo, e lo ringrazio anche per aver cantato, anche se giovane e forse ubriaco, Bella Ciao in Germania, pensando che in Italia c'è stato un sindaco che ne ha vietato il canto nel corso dei festeggiamenti del 25 aprile (2008).
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