Stamattina siamo andati a Gorizia per alcune questioncelle di famiglia.
Non voglio parlare di Gorizia, città sulla quale si è già espresso molto bene Ungaretti, di cui condivido pienamente il pensiero. Solo una breve nota per dire che ho rischiato il soffocamento per le risate quando, sui due bugiardini locali ho letto, rispettivamente:
bugiardino numero 1) che il vicesindaco di alleanza nazionale invocava il dispiegamento della Brigata Pozzuolo per i problemi di ordine pubblico della città (avete presente Gorizia? No? ecco, appunto)
bugiardino numero 2) che la brigata Pozzuolo, nella persona del suo comandante, rispondeva al giornalista che chiedeva se la brigata si sarebbe dispiegata in città di non avere alcuna intenzione di presidiare Gorizia in quanto impegnati in Libano (in cose decisamente più serie che i tiramenti di culo di un vicesindaco fascista insomma).
Comunque, già che eravamo a Gorizia, abbiamo approfittato per fare un salto in Slovenia. Innanzi tutto in Slovenia la benzina costa parecchio meno che in Italia (1,2 euro al litro), ma, soprattutto, nonostante sia entrata in Europa, usi l'Euro e sia in Schengen, in Slovenia non si è verificata la terrificante corsa dei prezzi che ci ha ridotto sul lastrico.
Non vorrei dire una assurdità, ma mi pare che il governo sloveno abbia vigilato perché non succedesse, mentre il governo italiano, che in un modo o nell'altro è fatto di bottegai, che da questi rincari hanno tratto e stanno traendo profitti inauditi (e non lo dico io, lo ha recentemente fatto chiaramente capire anche Mario Draghi), si è messo una bella mascherina sugli occhi, e un po' non ha visto, un po' ha indossato le vesti del bandito.
E se vogliamo aggiungere al danno la beffa, siamo entrati in un piccolo supermercato per fare qualche spesetta, e siamo rimasti basiti nel trovare prodotti italiani venduti a un prezzo inferiore a quello a cui gli stessi prodotti vengono venduti in Italia.
Nel piccolo supermercato abbiamo comprato della spalla di maiale cruda: qui costa circa 6 euro al chilo, là ne costava 3, ed era di qualità migliore, e i miei gatti ne vanno ghiotti.
Dopo di che, decidiamo di rientrare in Italia da un valico diverso da quello da cui siamo entrati, in modo da passare da una macelleria che conosciamo e che vende delle costate superbe.
Usciamo da Nova Gorica e ci troviamo a Salcano, e vediamo l'Isonzo, che in Slovenia si chiama Soca, gonfio delle piogge di questi giorni.
La giornata è stupenda, le molte piogge hanno fatto crescere l'erba e il verde a dismisura, viaggiamo in direzione Tolmin, ci sono poche macchine e siamo di umore ottimo.
A un certo punto vediamo uno strano baracchino su ruote.
E' composto da una station vagon a cui è stato tagliato il tetto nella parte posteriore, facendone una specie di pickup, e su questa base è stata montata una parte che viene chiaramente da una roulotte.
L'insieme, pencolante decisamente verso sinistra, è tenuto più o meno dritto da una serie di tiranti.
Ovviamente la targa è olandese, solo in Olanda è possibile mettere assieme e farsi omologare simili trabiccoli.
Finito lo studio dello strano oggetto decidiamo di superarlo, e continuiamo a percorrere la valle del Soca, con le sue numerose centrali idroelettriche.
A un certo punto però ci rendiamo conto che stiamo facendo troppa strada.
Ci fermiamo e consultiamo le cartine.
Nell'atlante d'Europa che abbiamo in macchina la Slovenia è rappresentata come l'Africa sulle mappe degli antichi romani: hic sunt leones. C'è Nova Gorica, Lubiana, e per il resto una informe massa grigia.
Allora acchiappiamo una cartina dell'Italia, d'altra parte stiamo chiaramente viaggiando a ridosso del confine, e infatti la strada che percorriamo c'è.
Capiamo che doabbiamo tornare indietro per una decina di chilometri e poi andare a destra, verso le colline, e così facciamo.
E' una strada secondaria, che sale serpeggiando nei boschi, che mandano un profumo inebriante.
A un certo punto arriviamo in cima alla collina, e improvvisamente il paesaggio si apre e sotto di noi, in tutto il suo splendore, compare, intero, il Collio, parte slovena e parte italiana.
Le vigne e i frutteti sono di un verde abbagliante, qua e là punteggiato dal bianco o dal crema delle case e delle cantine.
Iniziamo la discesa, e non dobbiamo dirci niente per capire che abbiamo una fame nera, e che quella terra così fertile e ricca deve sicuramente produrre qualche trattoria in cui due poveri viandanti si possano sfamare.
D'altra parte è mezzogiorno.
Ovviamente nel momento in cui ci si rende conto che si ha fame non compare più alcun posto di ristoro.
Attraversiamo paesi e paesini, vino quanto se ne vuole, ma da mangiare niente.
Siamo affamatissimi quando decidiamo di fermarci a fare benzina, e il prof chiede al benzinaio se conosce un posto dove mangiare.
Il benzinaio ci consiglia di tornare indietro e di salire a un castello che si vede sull'altro lato della valle, lì, dice, c'è un ristorante con prezzi normali.
Non stiamo a chiederci che cosa siginifichi normali, andiamo.
Fuori dal castello abbiamo un attimo di incertezza: il posto ci sembra un po' pretenzioso, e ancora più pretenzioso ci sembra quando entriamo. Oltretutto siamo soli.
Fa niente, ormai ci siamo, e non potemmo fare un solo passo in più senza cercare di morderci reciprocamente.
Ci portano il menù, e i prezzi esposti ci confortano, sono decisamente onesti.
Io ordino un carpaccio di funghi, seguito da un roastbeef di cavallo con porcini ai ferri, mentre il prof chiede delle specie di piccoli ravioli ripieni di patate e conditi con una crema di porri, e calamari fritti.
Il cibo è abbondante, come di solito in Slovenia, e buonissimo. I piccoli champignon del mio carpaccio sono freschissimi, cosparsi di scaglie di ottimo grana, i ravioletti veramente sfiziosi, il roastbeef tenerissimo e i calamari perfetti, morbidi e assolutamente non unti.
Saremmo anche a posto così, ma mi ricordo che sul menù ci sono le palacinke.
Le palacinke possono essere buonissime o pessime, dipende da come sono fatte.
In molti casi sanno troppo di uovo, in altri casi sono troppo spesse, oppure il ripieno è troppo dolce.
Insomma che è un dessert semplicissimo che riserva un sacco di cattive sorprese.
Decido di tentare, data la qualità del resto, e infatti mi vengono servite delle palacinke perfette, ripiene di una deliziosa crema di fichi secchi e noci.
Il prof prende una torta tipica locale, sue strati di sfoglia morbida farciti di ricotta e ciliegie.
Paghiamo un conto di 30 euro (ebbene si), e ce ne andiamo felici.
4 commenti:
Ma lo sai che io (la tua vicina anobiana piu' lontana, quella in Kenya per capirci) ho fatto l'universita' a Gorizia? Che bello leggere del Collio, mi e' venuta una nostalgia....
Hic veramente sunt leones :)
Senti Ombraluce, la prossima volta che ti fai un giro in Slovenia, invece di raccontarmi cosa hai mangiato... portami con te! E' da ieri pomeriggio che sogno le palacinke!
sarà l'ora, ma mi hai fatto venire una fame! ora, per discolparti, come minimo mi devi mandare l'indirizzo di questo ristorante...
Ristorante "Grad Dobrovo"
si trova nel castello del paese omonimo, a cui si accede facilmente entrando il Slovenia dal valico di Venco, dirigendosi verso Nova Gorica
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