domenica 14 settembre 2008

Vox populi

Non so dire se sono più tediata o più scioccata dalla vicenda Alitalia.
A rigor di termini potrei anche sentirmi un pochettino tronfia, dato che avevo già previsto mesi fa come sarebbero andate le cose, dopo che il nano malefico aveva buttato sul piatto la sua carta per vincere le elezioni, e mandato contemporaneamente un messaggio mafioso ai sindacati.
Insomma che la famosa cordata di imprenditori si è fatta, si chiama CAI, nel miglior stile alpinistico, ma da lì al salvare l'Alitalia ce ne corre, e infatti l'Alitalia è sull'orlo del baratro.
La cordata è così entusiasta del suo compito che al primo intoppo ha lasciato il tavolo delle trattive, e non ha ritirato l'offerta solo perché, probabilmente, la fuga è stata così veloce che si sono dimenticati il faldone.
Il nano aveva proposto ai sindacati di sabotare il piano di acquisizione Air France facendo non troppo velatamente capire che lui avrebbe salvato la compagnia così com'è.
E invece?
Invece c'è la good company e la bad company, ci sono i registri in tribunale per insolvenza, ci sono esuberi pari a circa il doppio rispetto al piano della compagnia francese, ci sono sul piatto riduzioni di stipendio per il personale che resterebbe in servizio di circa il 25%.
Pare una riedizione di paria dei cieli.
E il solito nano che cosa fa? Va in giro a dire che il paese è solido (ho il dubbio che si riferisca ad Arcore però), e che il federalismo fiscale e la riforma della magistratura sono quello che la gente vuole, e con queste riforme (riforme?), il paese si riprenderà dalla crisi.
Vedo difficile conciliare queste affermazioni col progetto di lasciare sul marciapiede circa 6.000 persone, che si vanno ad aggiungere a tutti coloro che hanno perso il lavoro negli ultimi anni, e di dare ai rimanenti uno stipendio che li costringerà a chiedere l'elemosina nel tempo libero.
Come sempre il nano strilla contro l'opposizione.
Opposizione che, quando era al governo, stava riuscendo a vendere, e in modo nemmeno troppo disonorevole, la bagnarola ... ehm, la compagnia.
E allora, come la mettiamo? Il Berlusca è sempre attento ai sondaggi.
Bene, un sondaggio su Repubblica dice che il 57% dei lettori attribuisce le colpe della tragedia all'attuale governo, e un altro 11% ai sindcati, che infatti sono corresponsabili per aver creduto al messaggio mafioso del pessimo soggetto.
Vox populi, nanetto.
In più, per aggiungere la mia voce al coro, trovo ignobile il federalismo fiscale, e peggio che ignobile, illecita, la riforma della magistratura che il tuo governo ha in mente.
O non posso considerarmi popolo?

Cambiamo argomento.
Da ieri fa freddo.
Non freschino, freddo freddo, con bora. E questo mette fame. Però stasera siamo fuori a cena, così abbiamo pensato di fare uno spuntino come pranzo.

Pane condito alle acciughe (x 2 persone)
4 sottili spianate arabe, 300 g di acciughe fresche sfilettate, 4 o 5 filetti di acciuga sott'olio, 6 olive verdi grandi, qualche pomodorino, un cucchiaio di capperi di Pantelleria, 50 g di pecorino fresco, 2 cucchiai di pecorino romani grattuggiato, 1 peperoncino fresco, prezzemolo, olio extravergine di oliva.

Tritare insieme i filetti di acciuga sia freschi sia sott'olio, il peperoncino, i capperi, il prezzemolo e le olive snocciolate.
Tagliare a pezzetti i pomodorini e a fettine sottili il pecorino.
Stendere un foglio di carta da forno in una teglia bassa e larga, disporre sul foglio due spianate, coprire ciascuna spianata con una metà degli ingredienti, irrorare con un filo d'olio, coprire con le altre spianate, cospargere con il pecorino grattuggiato e gratinare in forno caldissimo per 5 minuti, o finché il formaggio è dorato.

1 commento:

Francesca ha detto...

Che bello mescolare nell'etichetta... acciughe, capperi di pantelleria e politica... Fantastico!!!
Francesca