giovedì 20 novembre 2008

Riflessi sull'acqua

Sono stata rimproverata a proposito del fatto che non scrivo più.
Qualche problema di tempo, ma soprattutto non so bene su che cosa scrivere. Ma non per mancanza di argomenti, al contrario, è l'eccesso che mi paralizza.
Quale argomento è più importante, o meglio, qual'è quello che mi ha fatto incazzare di più?
La commedia della vigilanza RAI? Oppure lo scandalo Alitalia? O il comportamento indecente di Berlusconi in ambito internazionale? O l'imbecillità delle proposte di Maroni riguardo alla sicurezza?
Ciascuno di questi argomenti si è meritato una densa sequela di parolacce durante l'ascolto del giornale radio, questi come molti altri, però c'è una materia della quale si è parlato poco, così poco che ne ho avuto notizie dalla Germania, dall'amico Postino Transalpino, ché, ormai è assodato, per sapere che cosa succede veramente nel nostro paese è necessario guardare oltralpe.
L'articolo che mi è stato segnalato è di Paolo Rumiz, ed è stato pubblicato su Repubblica del 14 di novembre, e ho come l'impressione che, come a me, sia sfuggito a diversa gente, per cui eccolo qui.
Ero a conoscenza, per ragioni di lavoro, della legge assurda che ha obbligato da qualche anno a separare la proprietà delle reti dalla loro gestione, ma adesso che si fa? Si obbligano i comuni a vendere le reti (a prezzo politico immagino, visto che di media queste reti sono piuttosto malmesse, e sono tanto più malmesse quanto prima è stata operata la divisione della gestione dalla proprietà).
Questo priverà i comuni, già orfani dell'ICI, di una ulteriore fonte di reddito, ma non darà mai ai cittadini un servizio migliore di quello che hanno ora.
Non sto a ripetere l'analisi di Rumiz, perché mi trova perfettamente d'accordo, sia nell'impostazione sia nel metodo.
Vorrei invece fare delle considerazioni su che cosa sia un governo (e una opposizione, visto che hanno votato compatti), che vara una norma di questo genere.
Bene, si tratta di volgari truffatori, esattamente come Totò che cercava di vendere il Colosseo.
Perché? Perché le reti non sono di loro proprietà, ma di proprietà delle comunità che le hanno costruite e pagate, e in ultima analisi sono res publica.
Ovvio che da anni e anni si cerca di trasformare la res publica in res nullius, in qualcosa che non ha alcun valore, e che quindi, come cosa senza valore, viene acquisita dai privati, che provvedono a specularci sopra.
Come sempre in Italia guadagni privati, spese, e debiti, pubblici.
In questo, come in tutto il resto, siamo un popolo di minorenni, a cui si impongono le leggi per decreto, senza discussione prlamentare, oppure, quando la discussione si fa, si fa alle spalle delle vere necessità della gente.
D'altra parte siamo anche l'unica nazione al mondo che non elegge i suoi rappresentanti, visto che non è possibile votarli, ma semplicemente dare una indicazione di massima sulla lista, per il resto si prende il pacco completo.
Il pacco, appunto!

1 commento:

zerb ha detto...

E' disarmante quanto l'opposizione non cavalchi questi grandi temi politico/sociali anzichè parlare delle qusquiglie a cui viene indotta dall'informazione governativa.
Anche gli stessi Comuni d'Italia dovrebbero coalizzarsi come hanno fatto per la battaglia sull'ICI, anche se miseramente persa.
Vorrei non si perdesse anche questa ennesima occasione di far sentire le ragioni della vera Libertà, cioè non essere sottomessi ai meschini interessi economici di gruppi privati.
Ivo