mercoledì 1 ottobre 2008

Un grazie, in ripresa

In questi giorni ho avuto tanti e tanti amici che mi sono stati vicini, da Monica, a cui dovrei fare un monumento perché ha mollato lavoro e due figlie a casa ed è stata con me per tutta la prima, difficilissima settimana dopo la scomparsa del prof, a Flavia e Chicca, che mi hanno telefonato, portato a cena, fatto ridere e divertire, pur essendo anche loro addoloratissime perché ai loro terribili lutti si è aggiunto anche questo nuovo, a Mariarosaria coi suoi Graziè fino al vet che mi ha chiamato stamattina per ricordarmi che, a rigor di termini, con tutti i pelosi che ho in casa non posso considerarmi sola, agli amici anobiiani, e a tutti quelli che mi hanno lasciato messaggi su questo blog e via mail.
Insomma che è dura, dolorosa e difficile, ma in qualche modo mi sto riprendendo.
Come avevo già scritto, nonostante il dolore non riesco ad essere triste, perché ogni volta che penso a lui ripenso all'allegria: poco fa rileggevo un post di un paio di settimane fa, quello intitolato Passin passino, e mi sono ritrovata a ridere ripensando a noi due intellettuali di sinistra in pantaloncini e scarp del tennis, sull'autobus della linea 4 di Udine, in mezzo ai borghesucci della domenica mattina vestiti per la messa, e soprattutto ai discorsi che facevamo in queste circostanze.
Adesso inizio anche a pensare ai problemi pratici, tipo il fatto che dovrò in qualche modo inventarmi un secondo lavoro, visto che il mutuo resta da pagare, e che con quello che guadagno ora non ce la farò mai, ma penso che "whith a little help form my friends" ce la farò, a trovarmi questo secondo lavoro di cui ho bisogno.

Intanto ieri ho cucinato, avevo un'ospite a pranzo, e l'ho fatto con la cura che ho imparato da lui.
Ho preparato un piatto autunnale, adatto a questo tempo un po' schifido: lonza di maiale alle mele, accompagnato da melanzana cremosa.

Lonza di maiale alle mele (x 2 persone)
350 di lonza di maiale a fettine, 1 piccolo porro, 1 costola di sedano, 1 mela rossa, 20 g di burro, 1 cucchiaio di olio extravergine di oliva, un paio di foglie di salvia.

Affettare finemente il porro e tritare il sedano, e farli appassire in un tegame antiaderente con la metà del burro e dell'olio.
Tagliare a spicchi la mela, togliere il torsolo e affettarla finemente senza sbucciarla.
Scolare le verdure e tenerle da parte, e far dorare in padella la mela.
Togliere la mela dalla padella, aggiungere i restanti burro e olio, e dorare le fettine di lonza a fuoco vivace, un paio di minuti per parte.
Nel frattempo frullare metà della mela in modo da ottenere una crema omogenea, aiutandosi eventualmente con poca acqua calda.
Quando la lonza è dorata, rimettere in padella le fettine di mela, la purea, e il soffritto, incoperchiare e lasciar insaporire per qualche minuto.
Servire caldissimo.

Melanzana cremosa (x 2 persone)
1 melanzana lunga, 1 cucchiaio di olio extravergine di oliva, sale, erba cipollina, 1 spicchio d'aglio.

Preriscaldare il forno a 200 °C.
Tagliare in due per il lungo la melanzana, incidere la polpa con un coltello disegnando una griglia.
Affettare finemente lo spicchio d'aglio, e disporre le fettine nei tagli della melanzana.
Versare in un bicchiere un paio di cucchiai di acqua fredda, aggiungere un pizzico di sale, l'olio e l'erba cipollina. Emulsionare con una forchetta.
Spennellare la superficie della melanzana con l'emusione, quindi disporre la melanzana su una placca ricoperta di carta da forno.
Cuocere in forno caldissimo per 30 minuti.

3 commenti:

Francesca ha detto...

Mi fa piacere sentirti "in ripresa"... ed è molto bello quello che scrivi. Non riesci ad essere triste perchè i ricordi che ti ha lasciato sono allegri ed è all'allegria che pensi quando lo ricordi. Per quanto riguarda il cucinare, è un buon segno anche vedere che hai ripreso a postare ricette. Cucinare può essere un'ottima medicina contro i pensieri malinconici.
Un abbraccio forte forte
Francesca

ombraluce ha detto...

In effetti cucinare è un antidoto per la malinconia e la solitudine, e anche questo l'ho imparato da Alfredo.
Io prima di conoscerlo ero abituata, quando ero sola o triste, a non mangiare oppure mangiare schifezze, in ogni caso il focolare restava freddo.
Invece lui, anche quando io non c'ero, si preparava "i mangiarini".
In quest'ultimo anno, nel periodo in cui era spesso in ospedale, si accertava che mi fossi cucinata qualcosa di buono ogni giorno, e glielo dovevo raccontare.

Anonimo ha detto...

Questa è una grande lezione di vita che dovremmo imparare tutti perché è tanto più facile lasciarsi andare specialmente dal punto di vista gastronomico cuciniero. Grazie Grazia (scusa il giro di parole inevitabile) e grazie Prof