mercoledì 15 ottobre 2008

Forse che sì, forse che no

Dato che sto finalmente ricominciando ad interessarmi a che cosa succede nel mondo, finisce che ricomincio ad incazzarmi, ma d'altra parte quello che succede in questo nostro sciagurato paese non può fare altro, e in dosi massicce.
E' ormai opinione riconosciuta che l'intelligenza creata nell'universo è una costante, e che l'aumentare della popolazione non fa altro che diminuire la dose disponibile pro capite. La distribuzione effettiva è però ancora oggetto di studi, in ogni caso le osservazioni dirette paiono dimostrare che c'è una relazione inversa tra l'essere leghista e avere accesso alla scorta universale di intelligenza.
Insomma che ieri leggo Repubblica, e trovo un simpatico articolino, nel quale si cita una seduta della commissione Lavoro durante la quale si è introddotto un criterio di territorialità nelle preferenze sui vincitori dei bandi di concorso.
Oddio, non è una novità, dirà qualcuno, persino nelle assunzioni delle ditte private spesso c'è una indicazione sulla preferenza della residenza del candidato. D'altra parte è ovvio che meno strada uno deve fare per recarsi sul posto di lavoro più fresco e ben disposto sarà.
Il fatto è che l'emendamento proposto dalla lega e approvato in commissione lavoro introduce una novità assoluta nell'applicazione di questo criterio, vale a dire che alla consueta norma che per i bandi di concorso delle regioni prevede "costituisce titolo preferenziale la residenza nelle regioni per i posti ivi banditi" si aggiunge il seguente paragrafo: "I bandi stabiliscono che nella formazione delle graduatorie non si tenga conto del punteggio del titolo di studio".
Oibò! e dell'eccellenza che ne facciamo? Via, raus, non si valuta il migliore, ma quello che parla meglio friulano piuttosto che torinese o milanese?
Insomma, laureatevi pure malamente, tanto nella vostra regione avrete la precedenza, anche se siete dei totali ignoranti!
Dopo di che oggi sento un'altra iniziativa sempre partorita dalle menti frenetiche dei nostri fantasiosi amici celoduristi (evidentemente la mancanza di intelligenza non sopprime la fantasia, semplicemente fa si che i parti fantastici non siano sottoposti a revisione critica) prevede la formazioni di classi per immigrati che non parlino la lingua italiana e/o che non superino specifi test di ingresso.
A parte che spero che nei test di ingresso non si valuti la conoscenza, per esempio, del friulano, dato che in questo caso non li supererei nemmeno io, l'idea ha dei pro e dei contro.
Con il prof parlavamo spesso dei problemi dei ragazzini immigrati, che venivano sbattuti nelle classi senza un minimo di accoglienza ben fatta, senza che venisse fatta una preparazione nei confronti dei ragazzi autoctoni, ma soprattutto, senza che gli insegnanti fossero preparati a trattare con loro.
Il prof, che era un esperto di didattica, ma soprattutto parlava correntemente due lingue oltre all'italiano e al napoletano, era in grado di interloquire in altre tre o quattro oltre al friulano, di capire quello che gli veniva detto nella maggior parte delle lingue slave, e aveva una enorme predisposzione per assorbire qualsiasi lingua e dialetto, si faceva carico, praticamente a livello volontario, di introdurre i numerosissimi ragazzini provenienti dalle più svariate etnie nelle classi in cui erano assegnati, di dargli delle basi di italiano, di tradurre nella loro lingua i problemi di matematica affinché potessero svolgere i compiti in classe, e di fare da mediatore nelle liti, di solito dovute a incomprensione e a pregiudizi instillati dai genitori dei ragazzi italiani.
Tutto questo non gli pesava più di tanto, anche se riteneva che i corsi per i ragazzini immigrati si sarebbero dovuti svolgere durante l'estate, e tenuti da specialisti con l'aiuto di mediatori culturali e di una didattica nuova, in grado di integrarsi coi metodi di studio a cui questi ragazzini erano abituati nei loro paesi di origine.
Quello che però lo mandava in bestia era l'atteggiamento di totale chiusura, incompresione, la rigidezza mentale dei suoi colleghi.
Quante volte arrivava a casa dopo aver ingaggiato combattimenti all'ultimo sangue per salvare ragazzini stranieri dagli strali degli insegnanti, soprattutto di lettere, che lamentavano l'incapacità di questi ragazzini di svolgere un tema, quando gli stessi insegnanti non erano nemmeno in grado di comunicare, con questi ragazzini, per dirgli che cosa volevano esattamente da loro.
Insomma, qualcosa della proposta della lega si può salvare (d'altra parte si dice che data una macchina da scrivere a una scimmia, e un tempo infinito a disposizione, sarà in grado di scrivere la Bibbia), ma come spunto per una didattica nuova, che sia veramente in grado di favorire l'integrazione e l'accoglienza degli stranieri.
Che pensare di escluderli, rinchiuderli, ghettizzarli, è del tutto improponibile, senza contare che è materialmente e storicamente impossibile, alla faccia dei nostri piccoli federalisti.

A grande richiesta, pubblico la ricetta della crema di zucca e funghi

Crema di zucca e funghi (x 2 persone)
500 g di zucca gialla, 1 patata media, 1/2 cipolla di tropea, 1 fettina di pancetta tesa, 1 spicchio di aglio, 1 rametto di rosmarino, 1 manciata di funghi misti surgelati, quanche fettina di pane, pecorino grattuggiato, olio extravergine di oliva, 2 uova, brodo vegetale, pepe nero.

Tritare finemente la cipolla, la pancetta, l'aglio e il rosmarino.
Tagliare a dadini la zucca e la patata.
Scaldare l'olio e rosolare il trito di pancetta, quindi aggiungere la zucca e la patata, e rosolare anche quelle.
Aggiungere i funghi, coprire con il brodo bollente e cuocere per 20 minuti, mescolando di tanto in tanto, schiacchiando la zucca e la patata durante la cottura.
Prolungare la cottura secondo la densità desiderata della crema.
Nel frattempo tostare il pane, e disporlo sul fondo dei piatti, ricoprendolo col pecorino.
Portare ad ebollizione un litro d'acqua, salare leggermente, e rompere delicatamente le uova nell'acqua.
Disporre la crema sui crostini, raccogliere le uova con una schiumarola e disporre sulla crema, spolverizzare con una macinata di pepe e servire caldissimo.

1 commento:

Francesca ha detto...

Ciao Mariagrazia, felice di vederti nuovamente all'opera!!!
Anch'io sono rimasta piuttosto colpita dalla proposta della lega di istituire classi a parte per gli studenti immigrati... C'è da dire che questo potrebbe essere un punto di partenza per tentare di risolvere un problema che non si può ignorare. Che cosa fare con i ragazzini che si inseriscono nella scuola, magari a metà anno scolastico, e che magari non parlano neppure l'italiano? Sono legittime le preoccupazioni dei genitori degli altri bambini che vedono il lavoro programmato rallentare e dirottare verso qualcosa che non si era previsto. Ho l'esperienza di mia figlia che due anni fa ha visto l'ingresso di due bimbi stranieri, una indiana e un marocchino, che non parlavano italiano, nella sua classe elementare. I genitori della bambina indiana, che avevano disponibilità economiche, hanno fatto studiare l'italiano alla figlia avvalendosi dell'opera di un insegnante privato che la seguiva il pomeriggio. Il bimbo marocchino ha arrancato dietro alla classe per tutto l'anno, arrivando alla fine ad una promozione presa per i capelli.
Questi bimbi dovrebbero forse essere seguiti da un insegnante di sostegno, almeno finchè non sono in grado di comprendere la lingua tanto quanto basta per seguire le lezioni... Assolutamente no ghettizzarli in classi a parte!!! Orrore!!! Ma certo, qualcosa bisogna fare!!!
Per quanto riguarda la preferenza ai residenti nei concorsi, certo, non è cosa nuova... ma quella di non tenere conto del punteggio di studio... questo è ASSURDO!!!
Largo ai cretini, purchè siano di queste parti!!!!!!!!!!!!
Un bacio
Francesca