venerdì 9 marzo 2012

Storie di ordinario razzismo

Sono come ogni giorno dietro il mio bancone, di fronte a me, nella classica posizione appesa, due clienti che si bevono il "tajut", sauvignon per lui, pinot grigio per lei, Colli Orientali, s'il vous plaît.
Lui è un locale, disoccupato cronico, dei suoi tentativi di trovare lavoro ormai ridiamo senza pietà: il problema nel suo caso non è la penuria di lavoro, è poco qualificato e potrebbe inserirsi ovunque, ma ha un carattere deplorevole, e nessuno si metterebbe un tipo del genere in casa, uno che solo l'altro giorno alla persona con cui doveva avere un colloquio e che non l'aveva ricevuto nel minuto esatto dell'appuntamento ha detto: "Ti ho aspettato un quarto d'ora, se non sai fare il tuo mestiere, cambialo, chi credi di essere?" risposta serafica della tizia " "La titolare". Il tutto è testuale, con l'eccezione del bestemmione che aveva siglato il racconto.
Lei, come me, viene da fuori, è una signora di una certa età ancora belloccia e che del suo essere belloccia mena gran vanto, riempiendoci di racconti delle sue serate in balera e dei suoi corteggiatori ultrasettantenni. Il lato positivo è che, siccome parla sempre e solo lei, nel frattempo si può leggere il giornale, basta ricordarsi di inserire ogni tanto un "si si" che dimostri la nostra giusta attenzione.
Insomma che io asciugavo bicchieri, i due parlavano ciascuno chiuso nel proprio solipsismo, quando arriva una ragazzo in bicicletta, appoggia il mezzo al muro e si mette a parlare con qualcuno che è al di fuori del mio campo visivo.
Il ragazzo è di colore, tonalità della pelle e lineamenti lo denunciano come un indiano del Kerala.
I due percepiscono il lampo scuro e immediatamente si voltano, scutandolo fin quasi a spogliarlo con gli occhi, dopo di che partono.
Lui "Guarda lì, sta gente, tuta firmata, e guarda che bici"
Lei "Lo stato gli da 100 euro al giorno, a loro"
Lui "Si, e io non trovo lavoro, e mi faccio il culo tutto il giorno"
Io (solo pensato) "Parte del culo è farti almeno 30 km al giorno per venire qui a bere il sauvignon migliore della zona 3 o 4 volte al dì, rompendo i cosiddetti a me o alle mie banconiere"
Lei "Eh, loro fanno la bella vita, prendono i soldi, vogliono essere come noi, e poi rubano"
Lui"A calci in culo a casa loro, sti bastardi"
Nel frattempo il ragazzo ha finito la sua conversazione, e capisco che sta per entrare: cerca di sicuro la mia banconiera più giovane, che suona con lui nella banda del paese.
Io "Piantatela, sta entrando"
Lui  "Non me ne frega un cazzo, glielo dico io che è un parassita, guarda lì, ha una bici che costerà 800 euro" (fa il gradasso ma intanto è passato dall'italiano al friulano)
Lei approva.
Io "Meglio che stai zitto anche in friulano, il ragazzo è di qui"
Lui (ghignando) "Se, da quando"
Io "Da quando lo hanno portato qui da piccolo, è il figlio adottivo di B.... (famiglia assai nota e ricca del paese)"
Lui "Cazzo", butta i soldi sul bancone ed esce precipitosamente.
Il ragazzo entra, saluta con educazione e un luminoso sorriso, chiede della sua amica, gli spiego che per quel giorno ha finito e che mi ha detto che sarebbe andata in biblioteca a prendere un film, così se ne va con un bel "mandi".
Lei è stata zitta per circa due minuti, un record.

giovedì 8 aprile 2010

I libri di marzo

* Misterioso - Arne Dahl
* Norstrilia - Cordwainer Smith
* Pornografia - Witold Gombrowicz
* Sex Addict - Stephen Jay Schwartz
* Monza delle delizie - Sergio Paoli
* Nero a Manhattan - Jeffery Deaver
* Un fuoriclasse vero - Sergej Samsonov
* Cosa sognano i lupi? Yasmina Khadra
* Dopo lunga e penosa malattia - Andrea Vitali
* Non è un paese per vecchi - Cormac McCarthy

mercoledì 31 marzo 2010

Chi c'è e chi non c'è

Ecco fatto, le elezioni sono passate (quasi che ci sono alcuni ballottaggi minori), e il nano ha stravinto, o meglio, la cosiddetta sinistra ha straperso.
Sono un po' di giorni che mi chiedo come abbia fatto il nano a stravincere, nonostante abbia fatto, umanamente parlando, tutto il possibile per farsi lanciare su Marte.
Eppure gli italiani gli hanno dato di nuovo fiducia.
Ora, una cosa è da dire: la fiducia l'hanno data a lui, perché effettivamente si è speso sempre in prima persoa, persino il paventato disastro del Lazio, dove il suo partito ha fatto il possibile e l'impossibile per farsi eliminare dal gioco, è diventato una vittoria perché l'ometto, che è ridicolo in tutto tranne che nella sua enorme forza di volontà applicata al potere, si è speso pesantemente, dando forza a qualsiasi mistificazione.
Poi ieri, sentendo una trasmissione radiofonica che tutto sommato non mi piace, vale a dire Un giorno da pecora, ho capito tutto degli elettori di destra che in massa sono andati a votare, mentre quelli di sinistra sono stati a casina loro, e l'ho capito ascoltando Lory del Santo, potete ascoltarla anche voi cliccando qui, cioè scaricando il podcast della trsmissione.
E' veramente illuminante sugli argomenti che muovono il medio elettore della destra nostrana, che, è bene dirlo, non ha nulla a che vedere con la destra liberista vera, che non apprezzo ma rispetto, e nemmeno con la destra con cui ci si menava ai tempi miei, epoca in cui tutti eravamo in torto marcio ma avevamo l'attenuante di crederci davvero e non volere niente in cambio per le botte che davamo e prendevamo.
E intanto, mentre Lory del Santo si erge a maitre a penser dell'elettorato di destra, che fa il PD? O meglio, che fa oltre a cavillare, distinguere, dividersi, incolpare, fare dichiarazioni di vittoria inutili, stare attaccata al cadreghino con tutte le proprie forze?
Niente, assolutamente niente.
E la tragedia è che nessuna lezione gli insegna niente, nè la pesante sconfitta, che ha colpito anche persone che avrebbero meritato di vincere come la Bresso e la Bonino, nè l'esempio della Puglia e di Vendola, esempio che insegna che non sono i giochini di segreteria, gli infiniti distinguo e i mazantinismi a dirigere il voto, oggi il voto si dirige in tutt'altro modo.
Insomma che Puglia a parte, e molto a parte direi, il PD non c'è, mentre il PDL c'è, anche se sinceramente parlando non risponde a nulla delle necessità del popolo italiano, ma lo fa con una tale leggerezza e convinzione che gli italiani si sono convinti che sia meglio essere governati da uno che fa palesemente i cazzi suoi e che prende in giro i propri oppositori per il look invece che per le idee, dimostrando così che le loro idee sono del tutto ininfluenti.
Misera consolazione, non c'è nemmeno Brunetta, che non ha superato le urne, nè per statura nè per voti.
Consiglierei a tutti coloro che non ci sono, a Brunetta così come ai dirigenti del PD, di chiudersi in casa a giocare a Pet Society, che è alla loro portata. Per il resto, sarà bene ricominciare da capo.

giovedì 11 marzo 2010

Il fantastico mondo di Amelie

Probabilmente faccio una citazione a capocchia, non ho visto il film di cui sfrutto il titolo, ma d'altra parte i post devono avere un titolo, e questo mi sembra adatto alla situazione. Certo, la situazione è confusa e non esattamente fantastica, ma d'altra parte il tentativo di coprire tutto con quintali di melassa è tale che può essere riferito solo a un film che riesce a far venire il diabete anche solo leggendo la asettica descrizione di Wikipedia.
Di cosa parlo? Ohibò, parlo del casino delle elezioni, ancora e ovviamente, dopo che in questi giorni la situazione era talmente magmatica che non appena mi accingevo a mettere mano al blog le cose cambiavano, e mi toccava desistere.
Breve punto della situazione, in soldoni e senza sottigliezze e sfumature, che non ho voglia di stare a battere tasti per sei mesi onde descrivere qualche giorno di vita politica italiana.
In Lazio le liste del principale partito di governo, definito da ora avanti, tanto per usare un linguaggio contrattuale, Partito Unico (PU), hanno scazzato l'orario di presentazione delle stesse, venendo quindi escluse dalla competizione elettorale.
Certo, è brutto, ma in fin dei conti la disamina dei fatti dice che se la sono cercata, il loro incaricato alla presentazione pare sia andato a mangiarsi un panino invece di portare le liste al protocollo, che poi sia davvero un attacco di fame, o, come si mormora, un atttacco di modifica delle liste all'ultimo minuto,il risultato non cambia.
D'altra parte, in Lombardia la lista dello stesso PU viene presentata priva di alcuni dei requisiti richiesti per legge, in particolare priva delle autentiche di firma. Ora, è notorio che molto spesso alcune delle firme di presentazione di lista non vengono ammesse, ma in questo caso la situazione è stravolgente: le firme irregolari sono così tante che la lista scende sotto il minimo indicato dalla legge, e quindi non viene ammessa.
Anche lì, come direbbe il proverbio, chi è causa del suo mal pianga se stesso, non si tratta di una norma varata ieri, si sa che le firme di presentazione delle liste devono essere più o meno legalmente vere, c'è solo da alzare un po' il culo per raccoglierle, non è certo difficile, non per Formigoni in Lombardia, tanto per dire.
Ora, da qualsiasi parte del mondo chi ha combinato simili pasticci sarebbe cacciato dalla sua base, a colpi di calcio in culo, perché se è vero che non si può togliere al popolo il diritto di votare, tanto meno lo può fare l'arroganza, l'insipienza e il mancato rispetto per le regole.
Ho detto questo a un amico di estrema destra (è uno solo, lo tengo con grande cura come se fosse una specie protetta dal WWF, anche e soprattutto perché mi fa tenerezza il fatto che dica estrema destra e sia così facile leggere l'anarchia nei suoi assunti, senza che lui lo voglia ammettere), che mi ha tacciato di essere nazimaoista e ha detto che la mia pretesa gli ricordava i Kmer Rossi di Cambogia.
Ora, non mi pare che si possano tirare in ballo gli Kmer per via di un mancato rispetto delle leggi, ma vorrei segnalare all'amico, e a chi si trovasse a pensarla come lui, che il rispetto delle leggi non è mai contro il popolo, soprattutto se queste leggi sono state fatte da rappresentanti eletti dal popolo, liberamente.
Che poi sono gli stessi che oggi invocano la libertà di non rispettarle.
Ma santo iddio, se io sono una che deve presentare una gara presso un ente pubblico, e arrivo in ritardo al protocollo dove devo presentare i documenti, non posso invocare l'emissione di un decreto interpretativo che dica che il fatto che io sono nell'edificio dove si trova il protocollo significa che mi sono presentato allo stesso.
Piuttosto facciamo un decreto che dia vigore di legge al quarto d'ora accademico, che per lo meno diventa uguale per tutti.
Perché insomma, mi sono andata a cercare il testo del famoso decreto "salvaliste", e a mio modesto parere è anticostituzionale. Io non sono una costituzionalista, ma un chimico, però ogni volta che ho detto che una legge mi puzzava di anticostituzionalità mi sono trovata ad aver ragione. E siccome non credo di essere un genio, penso che in realtà non sia così difficile capire se una cosa va secondo i dettami della costituzione oppure no.
In ogni caso se qualcuno vuol leggere il testo del decreto, che, detto tra di noi, è un pastrocchio innominabile, lo trova qui.
E' un pastrocchio innominabile perché, essendo stato scritto in fretta e furia da qualcuno che evidentemente con il funzionamento della legge ha poca dimestichezza, sta risultando del tutto ininfluente sulla ammissibilità o meno delle liste alle elezioni. Certifica solo che si può bighellonare nei locali del Tribunale e dire che si è lì per presentare una lista, e poi consegnarla anche due giorni dopo e pretendere che si tenga conto dei termini, e questo per la problematica del Lazio, mentre il comma che si occupa della Lombardia è un capolavoro di cui potrebbe andare fiero Ponzio Pilato.
Insomma che fatto il decreto, la soluzione non si è trovata, così ieri scende in campo il pelato, ed è il suo intervento che mi ha scatenato il titolo del post.
In altre parole, con una ricostruzione che è un capolavoro di architettura del fantastico, il nostro gnomo ha accusato i radicali e i giudici di aver impedito fisicamente la presnetazione della lista in Lazio.
Ora, che i fans di Emma Bonino potessero essere in tribunale a fare un po' di gazzarra, potrebbe anche starci, ma in quel caso il bravo presentatore di lista aveva solo che da chiamare le forze dell'ordine e farsi scortare all'ufficio protocollo. Lui sarebbe arrivato in tempo, e i gazzarristi sarebbero stati, come minimo, richiamati all'ordine. C'è da dire, a parziale discolpa, che i rappresentanti del PU sono così allergici ai tribunali da non sapere che al loro interno si trovano copiose le forze dell'ordine, vale a dire quegli omini in divisa a cui chiedere protezione in caso di necessità.
Ma i giudici? Ma qualcuno può seriamente vedere i giudici che si mettono a fare barriera contro il presentatore di lista? Qualcuno ci crede? No perché mi pare veramente una cosa ai confini della realtà, di quelle che se vado in giro a dirle io arriva un uomo in camice bianco, con fare paterno, e in men che non si dica mi ritrovo in una cella imbottita e blindata.
Oltretutto mi sfugge un particolare.
Se la ricostruzione cosi fantasiosamente fantastica fosse vera, perché:
1) si è fatto il decreto salvaliste, la cui formulazione indica chiaramente da che parte sta la negligenza
2) perché non si è proceduto a una querela, che oltretutto non sarebbe nemmeno stata contro ignoti, visto che in Italia impedire a qualcuno di votare è reato?
C'è un'anima buona che mi spiega queste incongruenze in maniera logica e sensata?
E ricordate, io sono una fan di Alice nel Paese delle Meraviglie e della ferrea logica di Lewis Carrol, Amelie non fa per me.

mercoledì 3 marzo 2010

Impensabile

Impensabile, così pare che abbia commentato Paolo Bonaiuti, sottosegretario alla presidenza del consiglio, riferendosi ovviamente al fatto che la magistratura ha confermato che le due liste del partito più potente d'Italia non rispettavano i requisiti minimi di legge.
Ora mi chiedo: che cosa è impensabile?
Che le liste non avessero i requisiti minimi di legge?
Oddio, capita. In effetti arrivare in ritardo non è reato, però ovunque il ritardo ha delle conseguenze: se io arrivo in ritardo in stazione perdo il treno (a meno che non sia una Freccia, ma questo è un altro, tragico capitolo), se arrivo in ritardo a un appuntamento con una nuova fiamma rischio di essere scaricata prima ancora di salire sulla giostra, e via così. Per cui, il ritardo non è un reato, ma se non ci si può presentare alle elezioni per un negligente ritardo si recita il mea culpa, non si grida all'intrigo politico nè si accusa la magistratura per aver rilevato il problema, e nemmeno si minaccia la rivoluzione.
Un po' più grave del ritardo è spacciare firme taroccate. Voglio dire: la legge prevede che le firme siano raccolte secondo certe modalità per evitare che siano composte di nomi a caso. Per esempio, se ci fosse la mia firma sulla lista di Formigoni, sarebbe evidentemente tarocca, perché è una firma che io non metterei mai, tanto per fare un esempio.
Non sta bene che la legge richieda che le firme abbiano dei requisiti? si cambia la legge prima, non dopo che è stata scoperto l'inganno, e anche qui, si recita il mea culpa, ci si cosparge il capo di cenere, e si evita di prendersela con la magistratura, che è poi lo stesso comportamento del bimbo che quando viene scoperto con la mano nella marmellata dice che non è colpa sua, ma della mamma che ha comprato la marmellata.
Oppure è impensabile che qualcuno si sia permesso, a norma di legge e svolgendo i suoi compiti istituzionali, di stabilire che certi comportamenti ancora non si possono tenere?
Mi sa che è buona la due.
La magistratura, ancora una volta, ha preso atto che il re è nudo, si è permessa di dichiarare invisibili i vestiti dell'imperatore.
D'altra parte lo si vede bene, questo potere che ormai sta alla guida della nazione da 16 anni, che le interruzioni sono state poche e del tutto ininfluenti, è sempre più insofferente di qualsiasi regola, che si tratti di legge o di vivere civile.
Per cui è impensabile, veramente impensabile, sopportarli ancora ...

martedì 2 marzo 2010

Vota Antonio

Certo che non potevo scegliere momento migliore per riprendere questo blog. Tra poche settimane si terranno le elezioni in diverse regioni, tra le quali due che sono in grado di spostare l'ago politico italiano, e che cosa va a capitare? Che le liste presentate dal più potente partito italiano non vengono accettate.
In Lazio prima la lista vien presentata in ritardo, perché l'incaricato si è attardato a riempirsi lo stomaco, in Lombardia poi una buona fetta delle firme manca dei requisiti di legge, e pertanto la lista scende sotto il minimo legale e non può essere accettata.
Ohibò, ma che succede a questo partito autobattezzatosi partito del fare?
Che a furia di fare ha strafatto, qui come per esempio alla Maddalena, l'Aquila e quant'altro?
Perché, siamo seri, le due cose sono strettamente imparentate.
Mi pare ovvio che chi prende sottogamba le leggi e le regole sugli appalti lo faccia anche per le leggi elettorali.
E poi via, le elezioni sono una sgradevole, ancorchè ad oggi ancora necessaria, sinecura, cerchiamo di sbrigare la pratica al più presto e non disturbate, come sempre, il manovratore.
Così si affida la presentazione della lista principale a un faccendiere ex autista di autobus, che ha già mostrato nel 2006 di che pasta era fatto sparendo per una intera notte con le liste da presentare in Lombardia, ma lungi dall'imparare la lezione gli viene affidato di nuovo l'onore, e lui di nuovo lo scazza.
Qualcuno ci crede che gli sia venuto un improvviso attacco di ipoglicemia? Io personalmente no.
Ma d'altra parte è uso di questa classe politica gridare al sopruso quando la legge viene applicata contro di lei. Questo governo, che è quello che ha varato più leggi nella storia d'Italia, è allergico alla legge quando incorre nei suoi rigori, e urla al superameno della forma con la sostanza.
Ma purtroppo in queste cose la forma o la sostanza sono la stessa cosa, perché la forma è quella che preserva l'uguaglianza per tutti della sostanza.
Firme e timbri sono solo orpelli, dice l'altro "disordinato", vale a dire Formigoni, in pratica chiedendo di sdoganare la firma taroccata.
Ora, la nostra situazione elettorale è così disperante da far piangere. Sentivo oggi alla radio le regole per il voto, e la conclusione è che se uno va a votare può esprimere qualsiasi cosa tranne che la sua volontà politica. Vogliamo anche che ci sia una vestigia di legalità nella presentazione delle liste? Ma per favore, i candidati sono affari dei politici che già sono al potere, come dimostra la situazione in Campania, dove le liste elettorali ricostruiscono interi alberi genealogici, con mogli, figli, ascendenti, discendenti e collaterali.
Beh, in Friuli non si vota, ma se si votasse io farei campagna elettorale con Totò: Vota Antonio, vota La Trippa, vota Antonio ... molto, molto più serio.

lunedì 1 marzo 2010

Tremate, tremate ...

la strega è tornata.
Si, ho deciso, dopo mesi di silenzio e di riassestamento personale, di riprendere questo blog, nonostante nel frattempo ne siano nati altri due, perché è il primo, perché è pieno di ricordi, e perché mi è tornata la voglia di non soccombere all'orribile politica nostrana.
In realtà, oltre al fatto che stavo vivendo una fase di mutamento, il mio silenzio era dovuto proprio alla sensazione di annichilamento che provavo di fronte agli avvenimento politici.
La sensazione di essere stata una facile Cassandra quando ho parlato degli intrighi che inevitabilmente abrevvero seguito la ricostruzione nel post terremoto de L'Aquila, per esempio.
Oggi che si stanno scoperchiando le pentole piene di schifezze che ci hanno cucinato 16 anni di quasi ininterrotto governo del nano, con le sue ballerine e il suo sovrano disprezzo per la legalità che lo porta a chiedere la non prevalenza della burocrazia per la vicenda delle liste presentate in ritardo dal suo partito per le elezioni regionali del Lazio, dimenticando che si tratta di una prevaricazione, perché i termini di deposito sono uguali per tutti, e non uguali per tutti ma per qualcuno scusabili.
Insomma, rieccomi ... e sono molto, molto incazzata ...